Cuba & Alaska, soldate e soccorritrici ucraine in prima linea

Il documentario di Troyanovsky alla Festa del Cinema di Roma

(ANSA) - ROMA, 17 OTT - Sono le risate, la continua ironia e le battute fra due amiche che vivono in simbiosi, a introdurre Yulia "Cuba" e Oleksandra "Alaska", le due soldate ucraine impegnate come soccorritrici con qualifiche paramediche sulla linea del fronte di guerra, raccontate da Cuba & Alaska, il documentario di Yegor Troyanovsky presentato alla Festa del Cinema di Roma. Seguiamo, nel film non fiction, le giornate delle due giovani donne, parte di di un piccolo nucleo militare in continuo movimento, che hanno costruito anche con gli altri soldati del gruppo un supporto reciproco, fatto anche di gioco e confidenze. Un legame che le aiuta a superare emergenze continue piene di morte, sangue, dolore, orrori e che consente loro di non dimenticare i propri sogni. Cuba vuole fare la stilista (desiderio che si trova anche a realizzare) e Alaska la disegnatrice. Il loro equilibrio però si spezza quando Oleksandra rimane ferita durante l'attacco di un drone. Ricoverata a Kiev, Alaska, che inizia a soffrire anche di attacchi di panico, deve superare un lungo periodo di convalescenza, mentre Cuba, rimasta sola in un quotidiano sempre più duro, si innamora di un compagno di trincea e accetta di sposarlo. Ma la guerra le riserva un nuovo shock. Yegor Troyanovsky, ora impegnato come soldato nelle forze speciali ucraine, ha conosciuto Cuba e Alaska quando seguiva ancora il conflitto solo come giornalista. "Spero che il pubblico veda Cuba e Alaska come donne e non solo come soldati. Spero che si comprenda l'importanza di ciò che fanno e che nonostante tutto c'è ancora gioia di vivere in Ucraina" ha spiegato. Cuba e Alaska "sono anche due ragazze che si raccontano su Instagram e passano da domande come 'moriremo ora o più avanti ?' a 'che playlist mettiamo?'". Entrambe "si sono arruolate lasciandosi alle spalle la vita civile per difendere l'Ucraina. I loro sogni continuano, ma la guerra è troppo dura. Pensavano di poter mettere in pausa la loro vita e che sarebbe bastato poi tornare indietro e ricominciarla, ma non puoi riprendere la vita da dove si era interrotta". (ANSA).

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