Edoardo Pesce, bravo padre in una famiglia imperfetta

(ANSA) - ROMA, 28 MAG - Jenny (Sara Silvestro), promessa del nuoto di ventidue anni, ha l'integralismo dei giovani verso la famiglia che deve essere comunque unita, ma purtroppo la sua non lo è: il padre Alvaro (Edoardo Pesce), burbero camionista, dopo quindici anni ha lasciato la madre Margherita (Barbara Chichiarelli), commessa di supermercato che ormai frequenta altri uomini. Questa la premessa per entrare nel mondo di Come gocce d'acqua, bel film di Stefano Chiantini che ha il raro pregio della verità: veri i personaggi e vera e credibile la storia. E questo anche grazie alla scelta degli attori, tutti bravi e perfetti per il ruolo. In questo film da non perdere, in sala dal 5 giugno distribuito da Bim, c'è Alvaro che viene colto da un malore che lo costringe a cure e assistenza quotidiane, ma Jenny nonostante il rancore che ha verso il padre non riesce a voltargli le spalle e anzi attraverso la sua malattia crea un legame molto forte con lui, anche quando scoprirà una verità sulla sua famiglia molto difficile da accettare. "Il film ci racconta l'amore - l'amore di una figlia verso il padre, ma anche l'amore più "egoistico" verso se stessi - con le sue conseguenze, la resistenza e la capacità di ricominciare a vivere nonostante tutto - dice il regista abruzzese di Supereroi -. Lo sguardo della macchina da presa racconta i volti dei protagonisti, vero paesaggio del film, e ne accompagna le dinamiche psicologiche, i percorsi emotivi e i cambiamenti fisici. Un narrare in cui la rappresentazione dell'azione e della parte immanente della vita si fanno rarefatte, lasciando il posto alle immagini immerse nel silenzio e nel tempo". "Interpreto un uomo abbastanza libero, dinamico un camionista che sta sempre fuori casa - dice Pesce a Roma - quando poi l'ictus lo colpisce si trova costretto a stare fermo, una cosa lontana da lui. Per fare questo ruolo - continua - siamo stati a un centro di riabilitazione a Roma dove mi sono fatto spiegare cosa succede. Non so comunque fino a quando potremo fare questi ruoli di disabili perché sta passando l'idea che dovrebbero farli persone davvero malate. Con questa regola non ci sarebbe stato Profumo di donna". (ANSA).
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova