Gaza vista dall'Umbria, la mia famiglia in mezzo all'orrore

'Sembra che tutta città salti' racconta giornalista palestinese

(ANSA) - ARRONE (TERNI), 16 SET - "Scene di orrore a Gaza city. I miei parenti mi raccontano di palazzi altissimi abbattuti con esplosioni così potenti da far tremare l'intera città. Ogni volta che un edificio crolla, sembra che tutta Gaza salti in aria": a raccontarlo all'ANSA è Safwat Alkahlout, 52 anni, giornalista palestinese fuggito nel marzo 2024 dalla Striscia con la moglie, i sette figli e l'anziana madre. Ora vive ad Arrone, piccolo comune umbro in provincia di Terni, ma il suo cuore resta a Gaza, dove sono rimasti fratelli, sorelle e amici. "Non hanno e non abbiamo dormito tutta la notte" racconta Safwat. "I bombardamenti sono continui - aggiunge -, ma dicono che adesso è diverso: distruggono interi grattacieli usando quantità enormi di esplosivi. Chi riesce a sopravvivere deve affrontare un altro dramma: spostarsi costa cifre impossibili. Solo per trasportare le proprie cose a 15 chilometri servono mille dollari, una tenda per la famiglia ne costa altri mille. Per chi non lavora da anni e non ha risparmi è un ostacolo insormontabile". Molti, aggiunge, hanno rinunciato a fuggire. "Alcuni mi dicono che preferiscono restare e morire sotto le macerie, piuttosto che affrontare l'ennesima fuga. In questi anni sono stati sfollati anche dieci o dodici volte, avanti e indietro tra Gaza city e Rafah. Ora sono esausti", racconta il giornalista. Alkahlout denuncia la mancanza di una risposta internazionale: "Che vergogna per il mondo intero - dice -: non solo l'Occidente, ma tutti. Migliaia di persone sono già state uccise e ancora si discute se sia genocidio. Gaza è stata distrutta come passato, come presente e come futuro. Fermare la guerra: basterebbero queste parole, ma nessuno trova il coraggio di fare pressione su Israele". Ad Arrone, intanto, lui e la sua famiglia hanno trovato accoglienza: "Per i miei figli è la prima volta che assaporano la libertà - spiega Safwat -, una vita senza razzi che cadono dal cielo o posti di blocco davanti a casa. La gente in Umbria ci ha accolto bene, qualcuno espone la bandiera palestinese sulle case. Non ci siamo mai sentiti estranei". Il suo sogno, però, resta il ritorno. "Voglio tornare a Gaza e ricostruire" sottolinea. "I palestinesi sono bravi a ricostruire - prosegue -, ma dall'altra parte c'è chi è più bravo a distruggere. È ora che il mondo dica basta e riconosca lo Stato di Palestina. Senza coraggio internazionale non avremo mai indipendenza". (ANSA).

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