Indagine Pesaro, Santini 'Ricci estraneo ma sistema esisteva'

(ANSA) - PESARO, 26 AGO - Matteo Ricci era all'oscuro delle attività del suo ex stretto collaboratore per social ed eventi Massimiliano Santini, non ne avrebbe ricavato alcuna utilità patrimoniale, ma avrebbe esercitato pressione su di lui affinché la macchina dell'amministrazione comunale procedesse spedita e senza esercitare controlli sulle modalità in cui questo avveniva. È la sintesi, come conferma la difesa di Santini dopo le indiscrezioni pubblicate da Repubblica, dell'interrogatorio di oltre dieci ore di Santini, l'ex braccio destro dell'allora sindaco di Pesaro, ora europarlamentare del Pd e candidato della coalizione di centrosinistra alla presidenza delle Marche. I due sono accusati di corruzione, insieme ad altre 14 persone - 24 indagati a vario titolo in tutto - nell'inchiesta della Procura di Pesaro sugli affidamenti diretti del Comune marchigiano tra il 2019 e il 2024. Santini, difeso dall'avvocato Gioacchino Genchi, avrebbe ammesso di aver intascato soldi ("Li prendevo io, me ne assumo la responsabilità" e "Ricci del giro denaro non sapeva niente", scrive Repubblica), scagionando l'ex sindaco l'indagato ha consegnato agli investigatori - l'indagine è guidata da Maria Letizia Fucci - un cellulare e una carta sim che usava per lavoro. L'intenzione sarebbe recuperare le chat che conterrebbero non solo le conversazioni tra sindaco e collaboratore ma farebbero emergere il "sistema" degli affidamenti, che coinvolgerebbe anche dirigenti e funzionari del Comune, alcuni dei quali indagati. "Posso solo confermarle che in adesione alle istanze difensive il pubblico ministero ha disposto il sequestro dello smartphone volontariamente messo a disposizione degli inquirenti da Santini. - riferisce Genchi all'ANSA -. Si renderanno necessari nuovi accertamenti forensi sul secondo profilo WhatsApp business cancellato. In tale contesto l'attività difensiva è stata consapevolmente orientata a determinare un differimento della discovery delle investigazioni a dopo le elezioni, così da prevenire il rischio che gli esiti investigativi potessero essere distorti o strumentalizzati per finalità politiche, arrecando grave danno sia ai candidati coinvolti nella competizione elettorale sia agli indagati". Sotto la lente degli inquirenti, oltre 500mila euro di affidamenti a due società no profit, Stella Polare e Opera Maestra, che sarebbero state create ad hoc dall'imprenditore Stefano Esposto. Una parte delle risorse - oltre 100mila euro - secondo l'accusa sarebbe rientrata nelle tasche di Santini attraverso dei bonifici. (ANSA).
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