La scena queer della New York anni '80 in A Visual Diary

Dal 3/12 all'Arena del Sole di Bologna con Fabio Cherstich

(ANSA) - BOLOGNA, 02 DIC - Dopo la pucciniana avveniristica Turandot allestita nel 2019 al Teatro Comunale di Bologna, il quarantunenne attore e regista Fabio Cherstich torna sotto le Due Torri dal 3 al 7 dicembre prossimi all'Arena del Sole con lo spettacolo A Visual Diary. "Sono convinto che ogni storia ne generi altre, in chi parla e in chi ascolta. Per questo spero che A Visual Diary sia l'inizio di un viaggio nuovo, o almeno di un nuovo modo di guardare non solo alla storia dell'arte, ma anche ai nostri affetti e alla nostra memoria. A questa danza fragile, magica e misteriosa che chiamiamo esistenza": così l'artista udinese introduce il suo nuovo lavoro ambientato in una scena queer della New York anni Ottanta. Un progetto artistico tra teatro, arte visiva e narrazione che "restituisce voce a luoghi e storie dimenticate". Contenuti visivi e testuali, documenti d'archivio, materiali inediti e le biografie degli artisti underground Patrick Angus, Larry Stanton e Darrel Ellis, scomparsi a causa dell'Aids, convergono sul palco per raccontare storie dimenticate. Le loro opere - dipinti, disegni, fotografie - sono parte integrante della narrazione scenica, restituendo lo sguardo e la sensibilità di una generazione perduta. Il progetto nasce dai numerosi viaggi negli Stati Uniti di Fabio Cherstich, che ha raccolto in prima persona immagini e interviste per riportare alla luce i luoghi di riferimento queer di quegli anni, le paure legate alle prime morti di Aids, i pensieri e le riflessioni di una comunità di artisti straordinari. Il lavoro scaturisce dall'urgenza personale "di restituire memoria a vite rimaste nell'ombra". Ne nasce "un esperimento in cui, per la prima volta, unisco la mia esperienza teatrale con la mia passione per la narrazione e l'arte visiva - scrive Cherstich - una serie di lezioni intime, performance pensate per condividere con il pubblico queste esistenze straordinarie, vite che sono state dimenticate troppo a lungo". (ANSA).

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