L'ex fidanzato di Pamela ai pm: 'Era terrorizzata da Soncin'

(ANSA) - MILANO, 21 OTT - "Le parlavo sempre, ero sempre in contatto con lei, le dicevo di denunciarlo, ma lei non lo faceva perché aveva paura, perché lui minacciava lei e la sua famiglia, era terrorizzata". E' quanto ha riferito, in sostanza, Francesco, l'ex fidanzato di Pamela Genini e anche l'ultima persona che era al telefono con lei poco prima che Gianluca Soncin la uccidesse con più di 30 coltellate, a Milano. Nella sua testimonianza, davanti ad investigatori e inquirenti, l'ex compagno, poi diventato amico, ha ricostruito tutti gli episodi di violenze e soprusi che la 29enne gli raccontava e che ha subito da Soncin per quasi un anno e mezzo. Tutti fatti che aveva già messo a verbale in una lunga deposizione dopo il femminicidio e dopo che era stato proprio lui a chiamare la Polizia, che ha tentato di salvare la donna, uccisa una settimana fa nella sua abitazione. Il teste - a cui i pm, poi, hanno indicato di non parlare coi media della sua deposizione - avrebbe fatto riferimento anche a quell'episodio del pestaggio a Cervia, a casa di lui, del 3 settembre, con la ragazza che poi il giorno dopo era andata all'ospedale di Seriate (Bergamo) per farsi curare un dito rotto, ma non aveva denunciato. E non era scattata la procedura del codice rosso, pur avendo parlato delle violenze ai medici. In generale, dalle testimonianze di questi due giorni di amici ed ex fidanzati è emersa la figura di una giovane vulnerabile, fragile, sola che viveva in un contesto fatto di "immagine e feste". E proprio ad una di queste feste aveva conosciuto Soncin, tramite amici. Domani in Procura saranno ascoltati come testimoni anche i familiari della 29enne. Nel corso della sua deposizione l'ex fidanzato ha anche mostrato agli inquirenti i messaggi nel suo telefono per ricostruire i dialoghi con Pamela. Intanto, nelle indagini della Polizia, coordinate dall'aggiunta Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo, si sta ricostruendo, attraverso l'analisi delle immagini dei varchi autostradali, pure il percorso di Soncin quel giorno. Sarebbe arrivato appositamente a Milano per ammazzare la donna, che lui considerava come un oggetto e che, secondo gli inquirenti, doveva annientare perché non voleva stare più con lui. E lo ha fatto anche se gli agenti erano già arrivati sotto l'abitazione e stavano salendo le scale proprio in quegli istanti. Sono stati ascoltati come testi anche il proprietario della casa che Pamela aveva preso in affitto e un fabbro, in relazione alla copia delle chiavi che l'uomo fece di nascosto per fare irruzione nell'appartamento. Ha agito, secondo le indagini, con freddezza, lucidità e subito dopo l'omicidio, poi, ha detto che viveva in quella casa con lei, ma non era vero. E ciò per tentare di allontanare l'accusa di un delitto premeditato. Soncin aveva a disposizione, come ricostruito finora nell'inchiesta, molti soldi anche frutto di evasioni fiscali negli ultimi anni e per le quali è stato anche condannato in passato. (ANSA).
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