Nel quartiere ebraico di Roma manifestazione per ritorno ostaggi

Le famiglie, "da due anni viviamo tra speranza e angoscia"

(ANSA) - ROMA, 05 OTT - In occasione del secondo anniversario del massacro del 7 ottobre 2023, si è tenuta nel quartiere ebraico di Roma la manifestazione "Una luce per gli ostaggi", organizzata dalla Rappresentanza Italiana del Forum delle Famiglie degli Ostaggi, dall'Unione Giovani Ebrei d'Italia, da Run for Their Lives - Roma e dall'Associazione Setteottobre, con il patrocinio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Trecentocinquanta persone si sono riunite "per mantenere viva l'attenzione sugli ostaggi israeliani ancora prigionieri di Hamas nei tunnel di Gaza. Dopo due anni interminabili, la comunità si è stretta attorno alle famiglie delle vittime per ribadire con forza: 'Riportiamoli a casa oggi. Nachziru otam habaita achshav'". "Lo facciamo ancora una volta, ma con la speranza che questa sia davvero l'ultima. Basta. Non vogliamo più aspettare. 48 ostaggi sono prigionieri da due anni, nell'indifferenza del mondo. Uomini rinchiusi nei tunnel, incatenati alle caviglie, ridotti a scheletri, costretti a scavarsi la fossa con una pala, a dividere una scatoletta di fagioli per sopravvivere. Le immagini diffuse da Hamas lo hanno mostrato chiaramente, ma il mondo ha preferito ignorarle", ha dichiarato Benedetto Sacerdoti, portavoce italiano del Forum delle Famiglie degli Ostaggi. "E intanto - ha proseguito - le famiglie degli ostaggi vivono da due anni sospese tra speranza e angoscia: speranza di riabbracciare chi è ancora vivo, angoscia di dover ricevere almeno i corpi di chi è stato ucciso, per poter dare loro una degna sepoltura". A chiudere l'iniziativa è stato l'intervento di Luca Spizzichino, presidente dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia: "Dobbiamo essere una luce accesa nel buio della loro prigionia, ricordando al mondo che queste persone, trattenute da due anni, non possono essere dimenticate. Oggi siamo qui per lanciare un messaggio chiaro: non smetteremo mai di chiedere la loro liberazione. È nostro dovere morale - come giovani, come cittadini, come esseri umani - alzare la voce e rivendicare con forza e determinazione che tutto venga fatto per riportarli a casa". (ANSA).

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