Opera Roma, lo Stabat Mater barocco e moderno di Castellucci

(ANSA) - ROMA, 27 OTT - Il regista Romeo Castellucci porta a Roma il suo progetto sull'oratorio Stabat Mater in una drammaturgia che fonde il barocco liturgico di Giovan Battista Pergolesi con il sonoro novecentesco di Quattro Pezzi per orchestra (ciascuno su una nota sola) e Three Latin Prayers per coro a cappella di Giacinto Scelsi. Dal 28 al 31 ottobre la composizione andrà in scena nella Basilica di Santa Maria in Ara Coeli con la direzione di Michele Mariotti, nuovo allestimento del Teatro dell'Opera di Roma in coproduzione con Grand Théâtre de Genève, Opera Ballet Vlaanderen e De Nationale Opera. Conosciuto in Europa per le sue performance teatrali e le installazioni immersive, Castellucci propone una versione scenica rinnovata dell'opera presentata lo scorso maggio alla Cathédrale Saint-Pierre a Ginevra. Nello Stabat Mater, spiega, ''la musica di Pergolesi ha dato forma, una volta per tutte, a questo stare universale muto davanti alla perdita. Non ci sono spiegazioni, né le parole possono dire. Anche la presentazione nella Basilica di Santa Maria in Ara Coeli di questo oratorio non fornisce risposte''. L' opera, sottolinea, è caratterizzata da un dialogo fra ''la musica di Pergolesi e quella ascetica, timbrica e monodica composta da Giacinto Scelsi, genio assoluto del XX secolo che ricercò, per tutta la vita, il suono assoluto''. Formatosi come scenografo e pittore, Castellucci ha rivoluzionato il linguaggio del teatro europeo fondando nei primi anni '80 la compagnia Socìetas Raffaello Sanzio, con cui ha introdotto una forma di drammaturgia visiva incentrata sull'impatto sensoriale delle immagini. Michele Mariotti, direttore musicale dell' Opera di Roma, osserva che ''è un dolore viscerale quello descritto attraverso la scrittura limpida e sorprendentemente moderna dello Stabat Mater di Pergolesi. Cromatismi, appoggiature, dissonanze e una poetica degli affetti essenziale ma intensa costruiscono un clima tagliente, quasi rarefatto, reso ancor più evidente da un'orchestra d'archi ridotta al minimo, dal suono volutamente asciutto e senza anima. Un luogo come la Basilica di Santa Maria in Ara Coeli amplifica la percezione di sospensione e fragilità che la partitura vuole trasmettere''. In scena il soprano ungherese Emőke Baráth, specialista nel repertorio baroco e classico, e il mezzosoprano Sara Mingardo, già ospite del Costanzi per l'esecuzione dello Stabat Mater di Pergolesi nel concerto diretto da Mariotti lo scorso febbraio, vincitrice di due Grammy nel 2001, e del Premio Abbiati nel 2009. (ANSA).
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