Sheridan alla ricerca della verità sull'omicidio du Plantier

(ANSA) - ROMA, 20 OTT - Sono oltre cinque anni che il regista irlandese Jim Sheridan candidato sei volte all'Oscar è impegnato nel dimostrare che va cercata un'altra verità sull'omicidio avvenuto a colpi di pietra (e non solo) della produttrice televisiva francese Sophie Toscan du Plantier, trovata morta il 23 dicembre 1996 sul vialetto fuori dalla sua casa vacanze a Schull, nella contea di Cork, in Irlanda. Il cineasta ha esplorato il caso prima con Murder at the Cottage, la serie documentaria per Prime video del 2021, ed ora con un film di fiction - Re-Creation diretto con David Merriman, presentato nel concorso Progressive Cinema alla Festa del Cinema di Roma. Un percorso per il quale Sheridan e Merriman precisano nei cartelli prima del film di aver pagato esperti forensi e criminologi e fatto riesaminare tutti i fatti, le dichiarazioni e i reperti legati al crimine. Una personale indagine duramente criticata dalla famiglia di Sophie Toscan Du Plantier che l'ha accusato di seguire "solo fantasie" "prove errate" e di mettere così in pericolo la ripresa dell'inchiesta forense ufficiale di quest'anno da parte delle autorità irlandesi, con l'esame di un nuovo campione di Dna. "Re-Creation riguarda la creazione di uno spazio per il dubbio in una cultura che spesso si affretta a giudicare - hanno spiegato i due registi -. Riguarda cosa significa ascoltare veramente: le prove, gli altri e noi stessi". Nel film (dove Sheridan è anche fra gli attori nei ruolo del presidente di giuria, ndr) si utilizza lo schema narrativo del dramma di Reginald Rose La parola ai giurati, più volte portato sul piccolo e grande schermo, con uno dei componenti che votando 'non colpevole' rimette in discussione tutte le presunte prove che avevano convinto gli altri 11 giurati. Un ruolo che qui affida alla riservata ma brillante giurata numero 8 (Vicky Krieps) in un ottimo cast che comprende Aidan Gillen, Colm Meaney e John Connors. Sheridan mette principalmente in dubbio la colpevolezza del giornalista Ian Bailey principale sospetto (avrebbe confessato più volte l'omicidio ma non davanti alle autorità, con le quali si è sempre professato innocente), condannato a 25 anni in un processo in contumacia che si è svolto in Francia ma non arrestato perché l'alta corte irlandese aveva bloccato l'estradizione del cronista (morto l'anno scorso). Nelle lunghe sedute di giuria, si contestano le testimonianze, le troppe versioni dei testimoni, il cattivo operato di magistrati e polizia, l'aver scelto subito come perfetto colpevole, lo sgradevole ed egomaniaco Bailey, senza seguire altre piste, come indagare sul marito il potente produttore Daniel Toscan Du Plantier (morto nel 2003). Secondo Sheridan "l'assassino di Sophie non è mai stato trovato, la sua morte non è mai stata vendicata" ha detto in varie interviste. Un uomo "che probabilmente era innocente al 100% è stato castigato per tutta la vita; ha vissuto una vita orribile, è morto in modo orribile e il suo nome è rovinato. Non credo che l'abbia uccisa e non c'è uno straccio di prova che lo dica". (ANSA).
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