Valore D, contrastare violenza di genere on line nelle aziende

Il secondo capitolo della policy 'Dal silenzio all'azione'

(ANSA) - ROMA, 11 NOV - Il secondo capitolo della policy "Dal silenzio all'azione", un piano di intervento contro la violenza di genere digitale nel mondo del lavoro, è stato presentato da Valore D, la prima associazione di imprese in Italia a promuovere l'equilibrio di genere e una cultura dell'inclusione, e PermessoNegato, associazione di supporto alle vittime di diffusione non consensuale di materiale intimo e violenza online, in collaborazione con la Fondazione Una Nessuna Centomila. La violenza di genere digitale nei contesti lavorativi, è stato spiegato, ostacola la crescita professionale femminile con perdita di produttività, autocensura e limitazione della presenza on line fino all'abbandono del posto di lavoro ma l'impatto si estende all'intera organizzazione, minando la coesione dei team e la reputazione aziendale. Per mettere in pratica interventi concreti su luogo di lavoro è necessario "un piano d'azione strategico, strutturato e integrato in tutti i processi aziendali, evitando iniziative sporadiche o a campagne di comunicazione estemporanee". Tra le indicazioni fornite nel piano, mappatura dei rischi, introduzione di codici etici e di condotta digitale, protocolli di gestione delle crisi reputazionali. Ed ancora: formazione continua, supporto alle vittime, garantendo canali di segnalazione anonimi, supporto psicologico e legale e una cultura aziendale che condanni ogni forma di di colpevolizzazione della vittima "Con la nostra policy vogliamo proporre alle aziende un modello di riferimento e un impegno condiviso: creare ambienti digitali sicuri, contrastare le discriminazioni e sostenere chi ne è vittima. Solo unendo le forze, istituzioni, imprese, media e società civile,possiamo trasformare la consapevolezza in azione" ha commentato Barbara Falcomer, direttrice Generale di Valore D. "Il consenso digitale è il grande assente nella cultura online contemporanea. I nostri dati, le nostre immagini, la nostra identità digitale ci appartengono e sul consenso consapevole dobbiamo investire" ha aggiunto Nicole Monte, vicepresidente di Permesso Negato. (ANSA).

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