A Nord Est calano le anticipate, assegni più bassi alle donne

I dati: pensionamenti diminuiti del 12% nei primi sei mesi dell’anno. Se le condizioni lo consentono, molti lasciano il lavoro prima di compiere i 67 anni

Anche a Nord Est, come nel resto d’Italia, il 2025 si è aperto con un rallentamento evidente dei pensionamenti.

Nei primi sei mesi dell’anno, in Friuli Venezia Giulia e in Veneto, sono usciti dal lavoro 27.320 lavoratori, un numero significativamente inferiore rispetto ai 31.105 dello stesso periodo del 2024. La differenza è di 3.778 pensioni in meno, pari a un calo di circa il 12,1%.

La riduzione più marcata riguarda le pensioni anticipate, scese da 18.751 nel primo semestre 2024 a 15.635 nel 2025, con un calo netto del 16,5%. Molti di questi pensionamenti sono stati ottenuti tramite la Quota 103, il meccanismo che consente di lasciare il lavoro con 62 anni di età e 41 anni di contributi, scelta effettuata da 15.635 persone.

Nonostante il calo complessivo delle uscite, i dati mostrano che la maggioranza dei lavoratori che decide di ritirarsi continua a preferire la pensione anticipata rispetto a quella di vecchiaia. Questo comportamento riflette una tendenza consolidata: quando le condizioni lo consentono, molti preferiscono lasciare il lavoro prima di compiere i 67 anni.

Tuttavia, il nuovo sistema contributivo integrale previsto per chi aderisce alla Quota 103, insieme al limite sull’importo percepibile fino al raggiungimento dell’età di vecchiaia, ha reso meno vantaggioso l’anticipo, contribuendo al rallentamento dei flussi di pensionamento.

In Friuli Venezia Giulia, da gennaio a giugno 2025, l’Inps ha liquidato complessivamente 8.265 nuove pensioni. Tra queste, 2.812 sono anticipate (34% del totale), 2.353 di vecchiaia (28%), 2.330 di reversibilità (28%), 315 per invalidità (4%) e 455 assegni sociali (6%).

Le donne risultano leggermente più numerose degli uomini: 4.493 pensionate contro 3.772 pensionati, pari al 54,4% del totale. L’importo medio mensile delle pensioni in regione si attesta a 1.280 euro, mentre l’età media di uscita resta superiore ai 67 anni.

La situazione in Veneto è simile ma su numeri decisamente più ampi. Nel primo semestre 2025 sono state liquidate 34.342 nuove pensioni, delle quali 12.823 anticipate (37%), 9.332 di vecchiaia (27%), 8.845 di reversibilità (26%), 1.615 per invalidità (5%) e 1.727 assegni sociali (5%).

Anche qui le donne sono più numerose: 18.185 contro 16.157 uomini, con una differenza di 2.028 pensioni. L’importo medio mensile delle pensioni venete è leggermente superiore rispetto a quello friulano, pari a 1.289 euro, mentre l’età media di pensionamento è leggermente più bassa, attestandosi a 66,9 anni.

Un aspetto che emerge con forza è l’ampio divario di genere negli importi degli assegni. In Friuli Venezia Giulia, a fronte di un importo medio complessivo di 1.215 euro al mese, le donne percepiscono in media 1.060,54 euro, mentre gli uomini arrivano a 1.542,95 euro: un gap del 31%. In Veneto la situazione è molto simile: l’assegno medio complessivo è di 1.289,32 euro, ma le donne si fermano a 1.038,32 euro mentre gli uomini raggiungono 1.572,01 euro, con una differenza del 33%.

Questa disparità si spiega principalmente con carriere lavorative più brevi e retribuzioni mediamente più basse per le donne, oltre alla maggiore incidenza di pensioni sociali e assegni di reversibilità, che spesso vengono liquidati alle vedove. La flessione dei pensionamenti è influenzata anche da modifiche normative.

Oltre al metodo di calcolo contributivo integrale per la Quota 103 e al tetto temporaneo sull’importo dell’assegno, dal 2024 sono stati introdotti nuovi tempi di attesa. A questo si aggiunge il cosiddetto “bonus Giorgetti”, che consente di ricevere in busta paga i contributi previdenziali a carico del lavoratore esentandoli dalle tasse.

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