Artiom, il 21enne morto in Ucraina: le famiglie italiane ora chiedono dove sia il suo corpo
Le notizie dall’Ucraina sul 21enne sono nulle o molto frammentarie. I familiari: «Sono corso fino a Padova per salutarlo prima della partenza».

Vogliono sapere dove è il corpo di Artiom, se troverà una degna sepoltura in Ucraina e se ci sarà una tomba con il suo nome.
«Dopo i messaggi sulla sua morte non abbiamo avuto altre notizie, sappiamo che c’è un’indagine in corso e che le autorità e la Digos si stanno muovendo, solo questo», racconta con la voce rotta dall’emozione Paola Ruffini, che insieme al marito Filippo Acciaiuoli e ai figli Giada e Marco, tre anni fa, aveva accolto in casa Artiom.
«Lo avevamo ospitato in un momento di difficoltà» ricorda Paola «ed è rimasto con noi finché non si è trovato un appartamento in affitto qui a Conselve. Ma il forte legame è rimasto e quando Artiom è partito per l’Ucraina ha salvato sul cellulare il numero di mia figlia come “sister Giada”. Probabilmente per questo, pensando che si trattasse di un familiare, i commilitoni si sono messi in contatto con noi per comunicare la terribile notizia».
Di conferme ufficiali sulla morte di questo giovane italiano partito per il fronte ucraino non ne sono ancora arrivate ma dalle testimonianze sembrano esserci pochi dubbi.
In questi giorni due famiglie stanno piangendo la morte del 21enne: a Tribano i genitori adottivi Graziano e Katia Naliato, che dodici anni fa avevano accolto Artiom, e poi gli Acciaiuoli, ai quali il giovane aveva chiesto ospitalità e affetto per affrontare un periodo di difficoltà e costruirsi una nuova vita. Negli anni, specie dopo lo scoppio della guerra, il giovane, amante del mondo militare, ha maturato la convinzione di tornare in Ucraina e di unirsi all’esercito.
«Aveva le idee molto chiare ed era determinato, con un profondo senso della giustizia» continua Paola Ruffini «aveva sempre detto che se gli fosse successo qualcosa avrebbe voluto rimanere in Ucraina. Però non sappiamo se avrà un funerale e se ci sarà una tomba, pur lontana dai suoi affetti. Magari un giorno potremmo organizzare un viaggio per salutarlo, se solo sapessimo dove andare».
Il ricordo va agli ultimi contatti, agli ultimi messaggi: «Il 15 luglio, giorno del mio compleanno, Artiom mi aveva fatto gli auguri e detto che avrebbe voluto essere con noi. Gli ho risposto che ci sarebbe stato il prossimo anno. Ci raccontava che era felice e stava facendo quello che avrebbe sempre voluto. Non è partito impreparato, sapeva quel che andava a fare e desiderava da anni. Ora ci restano i suoi ricordi, i vestiti che aveva lasciato qui in casa, i segni di affetto di tanti amici che lo stimavano».
Uno di loro, Gianluca Bozza, ha condiviso gli anni di studi e il tempo libero in compagnia. «Abbiamo fatto l’ultima serata insieme il 18 maggio a Villa Barbieri» ricorda «era l’amico di tutti, benvoluto e rispettato. Il primo giugno ho fatto una corsa da Verona fino a Padova per salutarlo prima che partisse per l’Ucraina, per quella che ha sempre considerato la sua patria».
Stasera in Duomo alle 21 in tanti parteciperanno alla veglia di ricordo e di preghiera per Artiom, con alcune testimonianze, canti e momenti di riflessione. —
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