Strage dei carabinieri, il racconto di un ferito: «Ricordo l’esplosione e il boato, poi le macerie, il buio e le urla»
Il bilancio è di 25 feriti che sono stati trasportati in quattro ospedali nel Veronese. Tre in Rianimazione, tra loro Maria Luisa Ramponi che abitava nella casa. Ecco la testimonianza del carabiniere Domenico Martella

«Ricordo solo che ero sulla scalinata con lo scudo alto, poi è arrivata in meno di un secondo l’esplosione, un boato fortissimo e il peso delle macerie che crollavano da sopra e mi hanno schiacciato. E il buio...Solo urla si sentivano da chi era rimasto ferito sopra. E io urlavo per cercare di farmi sentire sotto».
Domenico Martella, 25 anni, carabiniere del 4° Battaglione di Mestre, è un sopravvissuto. Con il poco fiato che ha in gola, ricostruisce il momento della tragedia ai microfoni del Tg1 Rai: «Per chissà fortuna o altro, sono qua adesso ma il pensiero va comunque sempre a loro, a chi non c’è più e a chi si è fatto male».
Nonostante le ferite e le fratture, il pensiero va ai compagni di lavoro e al comandante Marco Pifferi che è morto: «Una tragedia immensa. Una perdita che non si può spiegare per tutti noi. Non solo a livello professionale ma anche per la persona che era, umana».
Continuerà a fare il carabiniere? Domenico non ha dubbi: «Sì, il carabiniere assolutamente sì».
Sono state in totale 25 le persone finite nei due ospedali veronesi (tra loro 24 appartenenti alle forze dell’ordine e ai vigili del fuoco).
Molte di loro – con ustioni al collo e al volto o contusioni e prognosi tra i 20 e i 31 giorni – sono state dimesse durante la giornata. Tre persone, invece, si trovano nella Terapia intensiva dell’ospedale Borgo Trento: si tratta di due carabinieri, e di Maria Luisa Ramponi, che abitava la casa con i fratelli. I tre, entrati in codice rosso, sono in prognosi riservata, intubati ma senza lesioni a organi interni.
«Due dei pazienti sono in rianimazione, mentre un altro si trova nel Centro grandi ustionati» ha spiegato il dottor Ciro Paolillo, direttore del Pronto soccorso di Borgo Trento. A Borgo Roma, l’altro ospedale della città, sono arrivati sette pazienti in codice verde e uno arancione, che sono stati dimessi dopo qualche ora.
Infine nell’ospedale di Negrar sono stati ricoverati due pazienti. Anche a Villafranca i sei ricoverati sono stati dimessi nel corso della giornata.
Il dottor Paolillo ha spiegato le scelte legate alla gestione dei feriti: «Sono stati trasportati a Borgo Trento perché siamo centro di riferimento per il trattamento delle ustioni. Con l’aiuto dei colleghi della Chirurgia plastica sono stati medicati, trattati e dimessi».
Le forze dell’ordine rimaste ferite hanno riportato tutte problematiche legate allo scoppio: ustioni a collo e volto, problemi maxillofacciali, acufeni da scoppio e contusioni per sbalzo.
L’Azienda ospedaliera di Verona ha partecipato alle operazioni con il supporto preventivo di un’automedica e due ambulanze. Altre sei ambulanze e il mezzo di coordinamento sono state inviate dopo il crollo del casolare, quando l’ospedale ha attivato il protocollo di maxiemergenza.
Nel tardo pomeriggio di ieri Guido Crosetto, ministro della Difesa, ha fatto visita a Borgo Roma, dove ha reso omaggio alle salme dei tre carabinieri, poi ha parlato con i parenti delle tre vittime prima di raggiungere l’ospedale di Borgo Trento.
Crosetto ha espresso la propria vicinanza ai tre carabinieri deceduti «che hanno sacrificato la propria vita compiendo fino all’ultimo il loro dovere al servizio del Paese».
Anche Salvatore Luongo, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, ha mostrato vicinanza ai militari coinvolti, visitando l’ospedale di Borgo Trento: «Il primo pensiero va ai parenti dei carabinieri che hanno perso la vita e che vivono il dolore di questa perdita». Cordoglio è stato espresso da Domenico Pompili, vescovo di Verona.
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