Dalla cella al permesso per le aule studio: Chico Forti sta scrivendo un libro a Verona
Il detenuto accusato di omicidio negli Usa ha ottenuto la misura riservata a chi intraprende un percorso scolastico

Chico Forti sta scrivendo un libro in carcere a Montorio.
Il detenuto eccellente accolto da Giorgia Meloni al suo arrivo in Italia e subito inviso agli altri detenuti per presunti privilegi, ha ottenuto il permesso a frequentare le aule studio anche se non è iscritto ad alcun ciclo scolastico.
La direzione del carcere l’ha autorizzato, appunto, perché sta scrivendo il suo libro.
E dunque, in attesa che il tribunale si pronunci sulla semilibertà che potrebbe consentirgli addirittura di andare a lavorare fuori come pizzaiolo, l’uomo di 66 anni accusato di omicidio negli Stati Uniti ha deciso di buttarsi sulla scrittura.
Nulla trapela sulla trama del libro, ma è molto probabile che Chico Forti stia scrivendo la sua storia.
Prima campione di windsurf a Miami, poi produttore televisivo e infine omicida nel gorgo giudiziario conseguente alla morte di Dale Pike, figlio di Anthony Pike, con il quale Forti stava trattando l’acquisizione del Pikes Hotel di Ibiza.
Il cadavere, completamente denudato, venne trovato sulla spiaggia di Sewer Beach a Miami con due colpi di pistola calibro 22 alla nuca.
Può essere che Forti, che si è sempre proclamato innocente, abbia deciso di mettere nero su bianco il suo travaglio e, soprattutto, la sua verità.
Sono in molti ad averlo visto ancora una volta fuori dalla cella, nelle aule studio, intento a battere i tasti del suo pc portatile.
E non manca chi ora storce il naso, di fronte a questo nuovo privilegio. Già al suo arrivo a Montorio insorsero molti detenuti e anche i loro parenti, per il trattamento speciale riservatogli. Lo vedevano fare il giro del carcere come se fosse un ispettore ministeriale, poi sorridere in posa per una foto con un parlamentare di Fratelli d’Italia, infine complimentoso con il cuoco che gestisce le cucine del penitenziario.
Per un lungo periodo anche lui, come Filippo Turetta, è potuto rimanere nel reparto infermeria con la famosa Playstation.
«Venga qua con noi a vedere che inferno è questo», protestavano gli altri carcerati, consegnando le lamentele all’associazione “Sbarre di zucchero”. E poi il permesso giunto a tempo di record per andare a trovare la madre.
«C’è gente che attende anni e non riesce nemmeno ad andare a salutare il proprio caro il giorno del funerale», aveva fatto notare Marco Costantini, segretario di Sbarre di zucchero. Le maglie poi si sono un po’ strette nel momento in cui è emersa la circostanza su cui indaga la Procura di Verona.
Un detenuto vicino alla ’ndrangheta ha infatti riferito al cappellano del carcere Carlo Vinci che Chico Forti avrebbe chiesto a lui e ai suoi sodali di far tacere il giornalista Marco Travaglio, la giornalista Selvaggia Lucarelli e una terza persona.
Una vendetta chiesta per quel “Benvenuto assassino” con cui il giornale di Travaglio titolò il giorno del suo arrivo. Nessuna prova ulteriore è emersa per questa accusa, e quindi resta la soffiata non verificata di un detenuto. Ma l’escalation di notizie riguardanti Forti rischiava di far salire la tensione all’interno del carcere, già noto per il macabro record di cinque suicidi in tre mesi.
Dunque la detenzione dell’uomo accusato di omicidio si è un po’ normalizzata. Ora però, dopo mesi di regime carcerario normale tra cella e spazi comuni, ecco questo un nuovo permesso. Un permesso che di solito viene concesso a chi intraprende un percorso scolastico dietro le sbarre. Non stavolta.
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