Dudubags, di padre in figlio: la pelletteria guidata da due fratelli di Pordenone che conquista Asia e Usa

Fondata nel 1992 da Paolo ed Enrica Addario sulle orme del padre Biagio, l’azienda oggi conta 500 rivenditori nel mondo, due monomarca a Venezia e Milano e un fatturato fino a 3 milioni

Ilaria Purassanta

Cinquecento rivenditori, prevalentemente in Asia e Usa, due negozi monomarca, il primo a Venezia, vicino a piazza San Marco e il secondo aperto l’anno scorso a Milano, nel quartiere di Brera, un fatturato che oscilla fra i 2,5 e i 3 milioni di euro: sono i numeri di Dudubags, il marchio pordenonese di pelletteria d’alta qualità. Nella zona artigianale Paradiso, in via Roveredo, sono stati mantenuti la sede legale e lo showroom con annesso punto vendita.

Al timone dell’azienda, fondata a Pordenone nel 1992, i due fratelli Paolo e Enrica Addario, 53 e 50 anni, che hanno seguito le orme del papà Biagio. I genitori – mamma milanese e papà toscano – si sono conosciuti a Jesolo in vacanza, poi quando Paolo aveva 14 anni la famiglia si è trasferita a Pordenone.

«Papà ha sempre lavorato in questo settore – racconta Paolo –, all’inizio come fabbricante di borse a Firenze. È stato uno dei primi a inventare le borse di rafia e pelle con i manici di bambù, adottate poi da Gucci. Poi si è occupato di vendita all’ingrosso, veniva in Veneto a vendere, infine è diventato un grosso agente di commercio. Ha cominciato a insegnarmi a vendere, ma a me non piaceva l’idea di vendere i prodotti di qualcun altro e quindi abbiamo pensato di fondare il nostro marchio». Agli albori, l’azienda si chiamava Visconti diffusione. Nel 2004 è stato introdotto il marchio DuDu e dal 2020 l’azienda ha preso il nome Dudubags.

«Cercavamo qualcosa di più giovane e fresco – spiega Paolo –. Sin dall’inizio abbiamo creato il sito e siamo state una delle prime aziende del nostro settore a fare e-commerce, già nel 2006-2007. È andato tutto molto bene, siamo sempre stati in crescita fino al 2020-2021, quando abbiamo avuto un picco, poi è un po’ calato».

L’imprenditore sottolinea che dopo la pandemia c’è stato un ritorno al negozio fisico ma si è assistito anche a una crisi dei consumi. «Quest’anno è andato un po’ meglio rispetto agli anni scorsi» aggiunge Paolo.

Progetti di espansione? «Nel nostro pensiero vorremmo aprire negozi in location specifiche dove ci sono clienti internazionali, zone turistiche di alto profilo – risponde –. Il prossimo negozio potrebbe essere a Firenze, Roma o Parigi. Il nostro cliente principale è asiatico e americano: lavoriamo in Italia e in Europa dove transitano queste tipologie di clientela».

Pordenone capitale della cultura 2027 «potrebbe essere un’opportunità». «Pordenone la seguiamo bene, un nostro rivenditore, Mazzini47, ha vinto la miglior vetrina a Pordenonelegge». Con la scuola dei mosaicisti del Friuli a Spilimbergo Dudubags ha promosso un concorso per far dialogare le borse in pelle con il mosaico.

Paolo ha studiato informatica e applica le sue conoscenze nel lavoro. Fin da piccolo, però, ha toccato con mano il mondo della pelletteria, con il padre ha visitato le fabbriche, imparato a distinguere i materiali di qualità. Dudubags si rifornisce a Santa Croce sull’Arno, dove si fa la concia vegetale, di nappa in India, di pellami classici nel Vicentino.

«La mia passione sono i materiali» sottolinea l’imprenditore. Il segno distintivo del marchio Dudu sono i colori a contrasto. «Abbiamo una palette di 70-80 colori di nappa». Una buona parte della produzione viene fatta in India, il resto in Italia, come le cinture e la linea di borse più costose. A Calcutta, con la famiglia Ahmed, gli Addario hanno intrecciato un legame commerciale e di amicizia da 25 anni. «Nella nostra fabbrica in India c’è il pavimento in granito, è tutto a norma e certificato, è una produzione atipica rispetto alle altre in zona, molto controllata – spiega Paolo –. Lo si vede anche dal prodotto, come è cucito e rifinito. Abbiamo un rapporto di amicizia con questa famiglia indiana, che ha investito ed è cresciuta insieme a noi».

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