Frana in Cadore, in arrivo sensori e semafori automatici sulla statale 51

La Protezione Civile pronta a installare sensori sul monte Marcora e altri punti critici. Monitoraggi anche a Cancia, Peaio, Acquabona e Passo Tre Croci

Francesco Dal Mas
In arrivo sensori e semafori automatici sulla statale 51
In arrivo sensori e semafori automatici sulla statale 51

Una rete di sensori da collocare sui due diversi fronti di frana attivi sulle pendici del monte Marcora, a ridosso di San Vito di Cadore (Belluno), e che possano attivare automaticamente dei semafori sulla strada statale 51 "Alemagna": è la bozza di intervento del quale si discuterà oggi a Belluno, in un vertice del Centro coordinamento soccorsi (Ccs) presieduto dalla Prefettura.

Ne ha parlato il consigliere delegato alla Protezione civile della Provincia di Belluno, Massimo Bortoluzzi: l'incontro era stato fissato già nei giorni precedenti la discesa della colata, che da tre giorni rende non percorribile la statale, riaperta ieri solo a beneficio dei mezzi di soccorso.

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«Acquisteremo i dispositivi idonei a monitorare i movimenti dei volumi instabili e altri indicatori utili a prevedere nuovi scivolamenti a valle del materiale - ha spiegato Bortoluzzi - che poi affideremo all'ente indicato come competente, presumibilmente l'Anas. Il sistema dovrà essere sperimentato e prevedibilmente darà luogo a più di qualche falso allarme - ha aggiunto - ma è meglio un avvertimento in più che nessun segnale di pericolo».

Quando Fabio Ciciliano, capo della Protezione Civile, ha visto la colata di San Vito e poi quella di Cancia, ha chiesto all’assessore Gianpaolo Bottacin: «Quali alternative ha la statale 51 di Alemagna?». «Non proprio rassicuranti», si è sentito rispondere. «Sia perché San Vito ha pure la colata di Chiapuzza e la complessità di Ru Secco; sia per la situazione ancora più complessa di Cancia e per la frana di Peaio. ma anche, dall’altra parte, per Acquabona, a Cortina». Sono, dunque, paesi che rischiano l’isolamento? «Purtroppo sì, in più punti. Non solo San Vito, Borca, Peaio, ma anche la stessa Cortina».

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E a questa spiegazione Ciciliano ha fatto subito seguire l’annuncio che «venerdì (cioè domani, ndr) sarà in valle Nicola Casagli, per una puntuale ricognizione». Casagli, lo ricordate? Nei giorni scorsi è stato a Cancia, dando anzitutto la dritta per il nuovo sistema di allarme.

«D’accordo con i sindaci e i vertici della Protezione Civile, nonche la Provincia», anticipa Bottacin, «faremo in modo che possa compiere una ricognizione su tutti i siti a rischio colate, frane, crolli, distacchi. In Valle del Boite, ma anche a Cortina, nella stessa area di Fiames. Non molto distante da dove si sta costruendo il villaggio olimpico», fa presente l’assessore. «Ma Cortina ha problematicità anche sulla strada del passo Tre Croci, precisamente a Rio Gere, E non solo. Fra Tre Croci e il bivio per Misurina, dove peraltro sono già stati realizzati importanti lavori. E poi in Val d’Ansiei, tra Misurina e Auronzo».

Lorenzo De Martin, consigliere delegato ad Auronzo, dal Comune, tiene d’occhio da qualche giorno, con i suoi tecnici, un versante di montagna che con le piogge ha cominciato a muoversi. «Le Regole ci hanno avvertito che poco più avanti dell’ingresso della Val Marzon, dove qualche hanno fa era avvenuto uno smottamento dalla parete che dà sulla strada, ci sono stati altri distacchi, che hanno parzialmente invaso una vasca. Si è provveduto a svuotarla. Ma la situazione va attenzionata».

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Una seconda alternativa all’Alemagna è, fin da Longarone, la 251: oggi provinciale-regionale, ma prossima a ritornare all’Anas, attraversando la val Zoldana, sale al passo Staulanza, si fionda verso Selva di Cadore e Colle Santa Lucia, sale al passo Giau e scende a Cortina. «La parte più pericolosa si trova tra Longarone e Val di Zoldo. Ringraziamo Veneto Strade e Provincia che, anche in questi giorni, stanno installando le barriere paramassi. Ma», afferma il sindaco Camillo De Pellegrin, «è evidente che bisogna ritirare fuori dal cassetto il vecchio progetto di galleria da Igne a dopo Soffranco per una soluzione definiva. Ci sarebbe un secondo tunnel, progettato vicino all’uscita in valle, ma il più urgente è il primo».

Per evitare l’isolamento, lo Zoldano avrebbe necessità di una messa in sicurezza anche della 347 che sale e poi scende dal Passo Duran. «Ma chissà quando potremmo essere esauditi», sospira De Pellegrin.

Scendendo dal Duran si arriva sull’Agordina. Resta da completare la variante di Agordo. Restano dei versanti da mettere in sicurezza. Ma ormai, par di capire, si aspetta il passaggio ad Anas. «Anche perché», come ricorda Paolo Frena, presidente dell’Unione Montana, «va verificata la necessità di allontanare in certi tratti la sede stradale dalle perpendicolari rocciose».

È evidente la necessità di rimettere in sicurezza le aree franata, di mitigare le possibili conseguenze delle colate da crolli e distacchi perché non si possono fermare questi processi. Ma il monitoraggio come forma di allarme?

«Con Casagli verificheremo dove è necessario ma anche dove è possibile», risponde ancora l’assessore Bottacin. «Nel caso di Cancia, ad esempio, i sensori allertano la popolazione in tempo utile per porsi in condizioni di sicurezza, poiché si è visto che il movimento della colata è lento. A Dogana vecchia, invece, la velocità del movimento è stata impressionante. Quindi, quanto meno, per ogni situazione va studiata una strumentazione appropriata. Abbiamo già il Fadalto, ad esempio, dove il sistema funziona egregiamente. Da Casagli ci faremo passare i suggerimenti più puntuali». —

 

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