Frode ai fondi europei per l’agricoltura: confiscati oltre 4,7 milioni a quattro imprenditori padovani
I quattro sono stati condannati per una maxi-frode ai danni del Fondo Europeo Agricolo di Garanzia con pene comprese tra 1 anno e 8 mesi e 2 anni e 8 mesi di reclusione. Usavano giovani agricoltori come prestanome per ottenere premi per la finta gestione di terreni situati tra Bolzano, Trento, Ascoli Piceno, Perugia e L’Aquila

Quattro imprenditori agricoli padovani sono stati condannati per una maxi-frode ai danni del Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (FEAGA), con pene comprese tra 1 anno e 8 mesi e 2 anni e 8 mesi di reclusione. La sentenza, emessa dal Tribunale di Padova e divenuta definitiva nel giugno 2025 dopo le conferme della Corte d’Appello di Venezia e della Cassazione, ha portato alla confisca di beni per un valore complessivo di oltre 4,7 milioni di euro.
L’operazione è stata condotta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Padova, su delega della Procura della Repubblica, al termine di una complessa attività investigativa mirata a contrastare le forme di illegalità che ostacolano l’attuazione della Politica Agricola Comune.
Un sistema fraudolento articolato su tre regioni
Secondo quanto accertato dagli inquirenti, tra il 2015 e il 2020 i quattro imprenditori avrebbero orchestrato un sistema di frode che ha permesso a sei aziende agricole, con sede nelle province di Padova, L’Aquila e Perugia, di accedere indebitamente ai contributi europei del FEAGA.
Attraverso l’introduzione fittizia nel settore agricolo di due “giovani agricoltori” come prestanome, privi dei requisiti richiesti, gli artefici della frode sono riusciti a ottenere premi e titoli agricoli per la gestione solo apparente di terreni dislocati in diverse province italiane, tra cui Bolzano, Trento, Ascoli Piceno, Perugia e L’Aquila.
I contributi così ottenuti – per un totale di 4,76 milioni di euro – venivano poi trasferiti agli effettivi beneficiari grazie a un intreccio di fusioni societarie e compravendite fittizie.
Confisca e sequestro di beni
A seguito delle condanne, il Tribunale di Padova ha disposto la confisca di numerosi beni riconducibili ai responsabili e alle società da loro amministrate: partecipazioni societarie, disponibilità finanziarie, polizze assicurative, immobili, terreni e un intero complesso aziendale, per un valore stimato di oltre 3,3 milioni di euro.
Parallelamente, la Procura Regionale della Corte dei Conti del Veneto ha avviato un’azione per danno erariale, che ha portato al sequestro conservativo anticipato di ulteriori beni per 3,9 milioni di euro.
Gli autori della frode sono stati infine segnalati agli organismi pagatori per il recupero delle risorse indebitamente percepite.
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