Osama, il bimbo denutrito di Gaza: «Così lo stiamo curando a Verona»
Ha 5 anni, è arrivato il mese scorso: «Pesava solo 9 chili, ora quasi 11». I medici indagano sulla malattia genetica

Le sue foto, con il volto scarno e le scapole tenute coperte da uno strato sottilissimo di pelle, hanno fatto il giro del mondo e sono diventate uno dei simboli dell’orrore di Gaza.
Unicef le ha diffuse per provare a scuotere le coscienze, facendo emergere così la storia di un bambino denutrito che si tiene in vita mangiando terra e sassi.
Una delle tante vittime della guerra in atto con Israele e della tragedia umanitaria che ne consegue. A quelle immagini i media di destra hanno reagito contestando la tesi di Unicef, scrivendo che non si tratta di una magrezza dovuta alla malnutrizione ma agli effetti della fibrosi cistica.
Quel bimbo palestinese, 5 anni appena, da più di un mese è ricoverato in Oncoematologia pediatrica a Verona. E allora eccola la verità scientifica, spogliata di ogni forma di propaganda.
Quando Osama è arrivato a Verona, proveniente dalla città di Khan Younis, pesava solo 9 chili invece dei 18 previsti per la sua età. Una malnutrizione che, secondo i medici, non poteva essere dovuta solo alla guerra. La mamma e il fratellino, arrivati insieme a lui, pur vivendo nello stesso contesto non erano così denutriti.
In Azienda ospedaliera a Verona hanno il sospetto che si tratti di una malattia genetica congenita, una immunodeficienza che causa lo scarso assorbimento intestinale: Osama non ingrassa e si ammala, come dimostrano i numerosi ricoveri anche a Gaza.
«Le condizioni cliniche generali del bambino stanno migliorando progressivamente», conferma Simone Cesaro, direttore di Oncoematologia pediatrica. «L’immediato programma di rialimentazione controllata ha permesso di raggiungere un graduale aumento di peso rispetto ai circa 9 chili al momento del ricovero».
Oggi ne pesa poco più di 11. Le indagini fatte finora hanno escluso alcune malattie costituzionali su base genetica, ma gli accertamenti proseguono. «Si tratta di escludere o individuare la presenza di una malattia primitiva costituzionale che possa spiegare il problema di malassorbimento intestinale, che oltre alla denutrizione può aver causato il grave deperimento fisico», continua Cesaro. «Adesso che il bambino è in grado di assumere bene per via orale sia il cibo che i farmaci, potrà essere dimesso a breve e seguito, per gli esami e il monitoraggio clinico, in regime ambulatoriale stretto».
Questo permetterebbe anche alla mamma e al fratellino sano di uscire per la prima volta dalla stanza dell’ospedale, dopo oramai quasi 50 giorni di ricovero.
Dunque non si tratta di fibrosi cistica ma nemmeno di semplice malnutrizione. Come confermato dal Ministero degli Esteri italiano, il bambino è stato evacuato da Gaza e trasferito in Italia durante l’operazione dell’11 giugno 2025. Subito è stato ricoverato a Verona insieme alla mamma e al fratellino. Loro non hanno patologie ma ospitarli in ospedale è un modo per non separare questa famiglia reduce dalla guerra.
«Siamo orgogliosi di averli accolti, non solo per l’aspetto sanitario che ci compete ma anche per quello umanitario», dice Callisto Marco Bravi, direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Verona. «Aiutare queste famiglie è per noi professionalmente doveroso, oltre che umanamente importante. Le eccellenze del nostro personale sanitario faranno di tutto per restituire anche un po’ di serenità».
Negli ultimi mesi sono quattro i bambini provenienti da Gaza che hanno trovato ospitalità in Veneto per avere cure mediche: sono stati sistemati tra Padova e Verona e sempre insieme ai loro familiari. —
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