Referendum , ecco come ha votato il Nord Est

Urne disertate dagli elettori. In Friuli Venezia Giulia ha votato il 27,58%, in Veneto affluenza ferma al 26,21%

Cristian Rigo
Il Nord Est diserta le urne del referendum dell'8-9 giugno
Il Nord Est diserta le urne del referendum dell'8-9 giugno

Lontano dal quorum, anzi lontanissimo. A Nord Est il 50% più uno è rimasto un miraggio ancor più di quanto lo sia stato nel resto d’Italia e soprattutto nel Nord del Paese. E il quinto quesito sulla cittadinanza ha scavato un solco ancora più grande di quello, già ampio, emerso a livello nazionale. Il quesito chiedeva di abolire la norma che concede la cittadinanza italiana agli stranieri solo dopo 10 anni di permanenza in Italia, dimezzando l’attesa.

Il dato medio dei sì in tutto il Paese si è attestato al 65% mentre negli altri quattro referendum, quelli riguardanti le leggi sul lavoro, i favorevoli hanno raggiunto l’88%. Uno scarto di venti punti che evidentemente sono anche un chiaro segnale politico, segnale che a Nord Est è stato ancora più chiaro: in Veneto i sì hanno raggiunto il 61,96%, in Friuli Venezia Giulia il 60,55 e in Trentino Alto Adige il 60,06.

L’affluenza

Se prendendo in considerazione tutto lo stivale il referendum ha portato alle urne meno di una persona su tre, a Nord Est il dato sull’affluenza è ancora più scoraggiante, col Friuli Venezia Giulia che si è fermato 3 punti sotto il 30,58% della media nazionale, il Veneto fermo al 26,21 e il Trentino Alto Adige che fa segnare la percentuale più bassa in assoluto col 22,7, il che significa che è andato a votare poco più di un avente diritto su cinque.

Le regioni che si sono avvicinate di più alla soglia del 50% più uno, sono state la Toscana con il 39,09 e l’Emilia Romagna (38,1%), ma limitandosi al nord, il confronto tra Est e Ovest ha fatto emergere una differenza netta: in Piemonte (35,2), Liguria 35,08) e persino Lombardia, seppur di pochissimo (30,7) l’affluenza è stata superiore alla media nazionale (unica eccezione la Valle d’Aosta, ferma al 29,02) a Nord Est la situazione si è ribaltata.

La politica

E, considerato, che anche Piemonte (Alberto Cirio), Lombardia (Attilio Fontana) e Liguria (Marco Bucci) sono amministrate dal centrodestra la spiegazione non può esaurirsi con le astensioni annunciate di Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, entrambi leghisti ed entrambi critici nei confronti dei cinque quesiti referendari.

La cittadinanza

Nelle previsioni della vigilia il referendum sulla cittadinanza era ritenuto da molti, evidentemente a torto, quello in grado di mobilitare maggiormente l’elettorato d’opinione anche perché il quesito era il più chiaro dei cinque soprattutto alla luce delle conseguenze che avrebbe implicato consentendo a un milione e mezzo di persone di diventare italiani avendo superato i 5 anni di permanenza nel Paese.

Se abbia contributo ad avvicinare il quorum non si può sapere ma di sicuro una percentuale significativa di chi si è recato al seggio lo ha fatto per votare no manifestando così la propria contrarietà alla concessione più veloce della cittadinanza italiana agli immigrati. Prendendo in considerazione il Nord Est quasi 4 persone su dieci hanno barrata la casella del no, 99.324 in Friuli Venezia Giulia dove i sì sono stati 152.459, 366.124 in Veneto (con 596.366 sì) e 72.828 in Trentino Alto Adige (109.526).

Il lavoro

Molto più netta l’affermazione dei quattro quesiti inerenti il lavoro, anche se, pure in questo caso, a Nord Est le percentuali dei sì sono state di 4-5 punti inferiori. Per quanto riguarda il primo quesito, che interessava il contratto a tutele crescenti e la disciplina dei licenziamenti illegittimi, il dato nazionale dell’89% si è ridotto all’84,56 in Veneto, all’84,84 in Friuli Venezia Giulia e all’83,68% in Trentino.

I sì per il secondo quesito sulle piccole imprese e in particolare sui licenziamenti e le relative indennità, sono arrivati all’87% a livello nazionale, mentre in Veneto si sono fermati all’83,07%, in Friuli Venezia Giulia all’83,23 e al Trentino all’82,1. Stesso scenario per il terzo sull’abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi, col dato nazionale all’89, quello del Veneto all’84,9, quello del Friuli Venezia Giulia all’84,86 e del Trentino all’81,7%.

Differenza marcata nel quarto quesito sull’esclusione della responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal dipendente: la media nazionale ha raggiunto l’87%, in Veneto i sì hanno raggiunto l’82,75%, in Friuli Venezia Giulia l’82,38% e in Trentino l’81,7. —

 

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