Unabomber, la perizia sul Dna è pronta: dopo trent’anni di mistero, attesa per la svolta

I consulenti del gip presentano gli esiti dei test su dieci reperti: si cerca un nome dietro il profilo genetico dell’attentatore che ha colpito il Nordest

Antonio Bacci
Lo scoppio del pennarello sul greto del Piave a Ponte di Piave
Lo scoppio del pennarello sul greto del Piave a Ponte di Piave

Oltre trent’anni di mistero, più di due anni di attesa per la perizia decisiva. Oggi però, finalmente, potrebbe essere una giornata importante nell’inchiesta bis su Unabomber, l’attentatore che disseminò di ordigni il Nord Est dal 1994 al 1996 e, dopo quattro anni di pausa rimasta priva di spiegazione, dal 2000 al 2006.

I periti incaricati il 13 marzo 2023 dal gip Luigi Dainotti (nel frattempo andato in pensione) di sottoporre a test del Dna dieci reperti conservati per anni, dopo la chiusura dei fascicoli iscritti e poi archiviati per fare luce sull’identità dell’attentatore, si confronteranno in video con i colleghi dell’accusa e degli avvocati difensori.

Li ragguaglieranno sull’attività compiuta e li aggiorneranno sulla perizia che entro giovedì sarà depositata sulla scrivania del gip Flavia Mangiante. In parole più semplici Giampietro Lago, ex comandante del Ris di Parma, ed Elena Pilli, antropologa molecolare forense, erano stati incaricati di cercare due cose: il Dna di Unabomber e, nel caso di ottenimento, un nome e un cognome a cui quel profilo genetico potesse corrispondere.

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Anche accusa e difesa si dotarono di periti. L’allora procuratore capo Antonio De Nicolo (il magistrato che riaprì l’inchiesta, a sua volta in pensione) e il sostituto Federico Frezza, coassegnatari del fascicolo, incaricarono il professor Paolo Fattorini.

Tra le difese, gli avvocati Maurizio Paniz e Paolo Dell’Agnolo, che assistono Elvio Zornitta, l’ingegnere di Corva di Azzano Decimo indagato dal 2004, scagionato nel 2009 e nuovamente inquisito nell’inchiesta bis su Unabomber, nominarono il professor Lorenzo Pascoli, del Gemelli di Roma, mentre gli avvocati Alessandra Devetag e Leopoldo Da Ros, per i loro indagati, scelsero il professor Paolo Gasparini, del Burlo Garofolo di Trieste.

Quanto alle persone offese, l’avvocato Serena Gasparini, per Francesca Girardi, indicò la professoressa Marina Baldi.

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Luciano Garofano, primo a destra a Caorle, sulle tracce di Unabomber: era il 2006

Nessuno degli undici indagati, all’epoca, ritenne di presentarsi in aula. A varcare la soglia del palazzo di giustizia furono, in quella occasione, il giornalista Marco Maisano, autore del podcast “Fantasma. Il caso Unabomber”, e due delle vittime dell’attentatore, la Girardi, oggi trentenne, originaria di Motta di Livenza e residente a Monza, e Greta Momesso, oggi ventiseienne, sua conterranea e residente a Rovereto, che nel novembre 2022 avevano chiesto e ottenuto la riapertura del caso.

Il protrarsi dell'attesa, oltre a lasciare in sospeso gli indagati, ha determinato la decorrenza dei termini di prescrizione per tutti gli attentati meno uno, quello del 6 maggio 2006 a Porto Santa Margherita, a Caorle, quando deflagrò un ordigno nascosto sotto il tappo di una bottiglia contenente un messaggio e un infermiere di Mestre, all'epoca ventiseienne, rimase ferito.

Anche in questo caso, però, la possibilità di chiedere un risarcimento è destinata a cadere. Pressoché impossibile, infatti, che un eventuale processo a uno o più accusati si chiuda in meno di un anno a partire da oggi.

Assegnare un nome e un cognome al Dna rinvenuto su quei reperti, sarebbe tuttavia la prima risposta concreta dello Stato alle vittime dell’attentatore. L’unica condanna ottenuta finora, infatti, è stata quella di un poliziotto per la manomissione della prova regina a carico di Zornitta, il principale sospettato dell’epoca: lo stesso che oggi si ritrova nuovamente, con altre dieci persone, nel tritacarne giudiziario.

Non una bella storia, da qualunque parte la si guardi. 

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