A Fieracavalli Salvini rimette in sella Coletto Il veronese assessore alla Sanità in Umbria
verona. In visita pastorale a Fieracavalli, Matteo Salvini benedice Luca Coletto. Per nove anni assessore alla sanità del Veneto, promosso sottosegretario alla salute nel Governo gialloverde, sbalzato bruscamente di sella dalla crisi di Ferragosto, il geometra veronese si è ritrovato senza poltrona e – facendo buon viso a cattivo gioco – ha riesumato l’elmetto da cantiere, tornando all’ovile edilizio a lungo disertato in favore dell’impegno istituzionale. Ma c’è sempre una seconda chance. Conquistata l’Umbria rossa, alla presidente leghista Donatella Tesei urgono figure capaci di riordinare un servizio sanitario dissestato dagli scandali: ecco allora spuntare dal cilindro il bonario Coletto, figura di equilibrio ed esperienza, capace di trasferire alla nuova Giunta regionale di Perugia il know how maturato a Venezia. Affare fatto? «Io credo che gli amministratori di questa regione potrebbero essere utili anche in altre realtà, vedremo...», sorride il Capitano strizzando l’occhio all’adepto schierato al suo fianco, che sorride, si schermisce, ma non sta più nella pelle: «Se Matteo me lo chiedesse non potrei certo dirgli di no».
A fare gli onori di casa, manco a dirlo, è Luca Zaia. La vicinanza degli amatissimi equini, tuttavia, calamita l’attenzione del governatore che ripete, quasi distratto, il mantra abituale in materia di autonomia («La legge quadro? Vedremo cosa c’è dentro, noi i compiti per casa li abbiamo fatti») e profetizza una vita breve al Conte bis: «Come diceva Rousseau, nel contratto sociale il popolo ti delega a rappresentarlo e quando non lo rappresenti più te la revoca. Penso che oggi il popolo vada in tutt’altra direzione rispetto a questa maggioranza che non rappresenta più nessuno. Il prossimo test in Emilia Romagna? Il banco di prova sono le piazze, i cittadini e se ogni elezione fa storia a sé è pur vero che tutte le indicazioni convergono: questo governo non ha futuro e deve andare a casa».
Musica per le orecchie salviniane che guarda al Veneto come ad una roccaforte inespugnabile; se nutre un pizzico d’invidia per la crescente popolarità di Zaia, il condottiero del Carroccio Lega è lesto a celarla con parole di stima: «Squadra che vince non si cambia. Questa è una regione bene amministrata, che ha dimostrato compattezza e capacità. Perché dovremmo cambiare? Luca lo vogliono tutti e ce lo terremo stretto. Alleanze civiche? C’è tanta gente che si avvicina alla Lega e che non ha mai fatto politica, è giusto aprirci alla società civile».
Messaggio decriptato. A primavera, come anticipato dal commissario Lorenzo Fontana (altro scaligero in carriera), Zaia avrà l’ultima parola sia nella scelta di candidati e liste che sul versante delicato delle alleanze con Fratelli d’Italia e forzisti. Poi, spetterà a lui esibire la stoffa del purosangue con una galoppata vittoriosa. —
Filippo Tosatto
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