«Abbiamo lottato, non c’è stata giustizia»

La mamma Simonetta: «Di Giacomo non si parla più. Ora Giulio Regeni: l’orrore non ha termine»
Di Cristina Contento
PD 31/08/02 G.M. MADRE DI GIACOMO TURRA. (EDEL)
PD 31/08/02 G.M. MADRE DI GIACOMO TURRA. (EDEL)

BELLUNO. «Questo omicidio non può chiudersi com’è finita con Giacomo, cioè con un’ingiustizia enorme seguita alla tragedia, alle bugie, alle connivenze, a chi ha addirittura fatto carriera usando questa storia perché era cavalcabile, vendendo menzogne. Del caso di Giulio ora bisogna venirne a capo: ora che il corpo torna in Italia per l’autopsia. Perché l’Italia è come la Colombia? È questa la grande domanda, ma non voglio crederlo».

Giulio come Giacomo: come un figlio ammazzato senza perché. E senza giustizia nel caso dello studente padovano ucciso a Cartagena venti anni fa: la mamma Simonetta Boranga oggi lotta contro l’oblìo. E chiedere luce sul caso di Giulio Regeni oggi, è un po’ come sperare che una giustizia ci sia, quella invece cancellata per suo figlio, con l’assoluzione dei poliziotti colombiani incriminati dalla magistratura ordinaria.

«Sembra che queste storie debbano essere sempre coperte, invece bisogna parlarne. Anche di Giacomo bisogna ricordarsi, del suo caso non si parla più: suo papà è morto col dolore di non essere riuscito a ottenere giustizia, ha usato i suoi soldi per gli avvocati in Colombia ma non è servito a nulla. Quando ho sentito dell'omicidio al Cairo ho pensato a Giacomo, a questo ragazzo, Giulio, quasi come lui, pieno di cose, di sensibilità... E ho pensato che non è proprio più finita, che non se ne viene fuori dall'orrore. Mi sono fatta l’idea che queste cose non potevano succedere e invece continuano ad accadere. Ma che cosa dobbiamo fare? Ormai ho la mia età e faccio la nonna per superare gli eventi perché è chiaro che se si esce da storie come queste è con grande, grande fatica. In tv a Udine intervistavano dei ragazzi: ma ci vuol coraggio ad andare in giro, oggi bisogna essere dei guerrieri. Giacomo era un poeta, una persona sensibile, come Giulio. Anche un giovane guarda al futuro con paura perché la cosa più difficile è ottenere giustizia perfino qui: perché queste cose succedono qui, dietro l'angolo a due passi da noi».

Ora, «Penso sia diverso che l’autopsia di Giulio Regeni si faccia in Italia. Non fu così per Giacomo. Spero nella verità. Tutti cerchiamo di avere giustizia, ma a caro prezzo: noi abbiamo promosso molte iniziative, al di là delle vicende giudiziarie, ma non abbiamo ottenuto nulla».

Poi la voce proietta un’immagine, quella della sentenza di assoluzione: «Allora vidi i poliziotti che abbracciavano moglie e figli, e noi eravamo distrutti. Non ci hanno chiesto scusa, non abbiamo avuto risarcimenti e per di più c'è stato il seguito». Un libro, di Castro Caycedo, che suona come una beffa: «Credevamo scrivesse la verità ma siamo stati giocati».

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