Addio a Morandina, cattolico e comunista

MESTRE. Solo pochi giorni fa aveva confidato all’amico Michele Mognato, deputato del Pd, di essere riuscito a convincere due compagni a iscriversi ancora e nonostante tutto al partito nel quale militava dagli anni Settanta. È anche in questo gesto la passione politica che animava Renato Morandina, storico dirigente della sinistra italiana, trovato morto ieri mattina, all’età di 75 anni, n ella sua casa di via IV Novembre a Camponogara. A dare l’allarme è stato il fratello Ezio che, come faceva tutti i giorni, lo aveva chiamato la mattina per sapere come stesse.
Dopo aver fatto squillare il telefono un paio di volte si è preoccupato e ha chiesto a un vicino di casa di andare a controllare. L’uomo ha visto che le tapparelle erano ancora abbassate e ha cominciato a temere che fosse successo qualcosa. Ha provato a suonare un paio di volte il campanello, ma nessuno gli ha risposto. Così ha telefonato di nuovo al fratello Ezio, che si è precipitato in via IV Novembre con una copia delle chiavi di casa. Quando è entrato, ha trovato Renato Morandina già morto, ancora in pigiama, probabilmente colto da un infarto alcune ore prima. I medici del Suem, arrivati dall’ospedale di Dolo, si sono quindi limitati a constatarne il decesso. Ai primi soccorritori è sembrato di percepire, all’interno della casa, un odore che poteva sembrare gas, motivo per cui a Camponogara sono arrivati i vigili del fuoco di Mira, i quali hanno però accertato che non c’erano fughe e neppure valvole lasciate aperte. In via IV Novembre anche i carabinieri della compagnia di Chioggia per gli accertamenti, ma non ci sono dubbi che si tratti di una morte naturale. Morandina da tempo soffriva di problemi di cuore - era seguito dal cardiologo e amico Piero Pascotto, morto lo scorso dicembre - e aveva subìto diversi interventi. La morte dell’amico cardiologo lo aveva molto colpito e addolorato.
Di recente Morandina aveva spiegato agli amici di essersi sottoposto a un intervento per la sostituzione del pacemaker. Ieri mattina, in via IV Novembre, è arrivato anche il sindaco Gianpietro Menin, per portare la vicinanza delle istituzioni e del paese, dove Morandina era conosciuto da tutti, soprattutto per il suo percorso politico. Renato Morandina lascia la figlia Beatrice e la moglie Franca Callegaro, ex docente di italiano e latino, raggiunta dalla notizia in ospedale, dove è ricoverata da alcuni giorni per un intervento ortopedico.
Originario di Campagna Lupia, dove esordì nel 1965 come consigliere comunale, non aveva mai abbandonato la Riviera del Brenta. Aveva iniziato nelle Acli, di cui il padre Giulio fu tra i fondatori delle sezioni veneziane, ma a metà degli Settanta era approdato al Partito comunista italiano, vicino alle posizioni di Berlinguer e poi, negli ultimi anni, con D’Alema e con Bersani, sempre nella sinistra del Pd.
A metà degli anni Novanta, in piena Tangentopoli, era stato coinvolto in una vicenda di finanziamenti illeciti al Pds veneto da parte della Fiat - fu interrogato anche dall’allora pubblico ministero Antonio Di Pietro - che fu però archiviata senza condanne perché scattò la prescrizione. Il suo ultimo incarico istituzionale, negli anni Duemila, era stato come presidente dell’Azienda di promozione turistica (Apt) della Provincia. Il suo impegno nel partito però non era mai venuto meno, e anche negli ultimi mesi e settimane Morandina aveva continuato a partecipare alle riunioni del partito nel quale continuava a credere nonostante la trasformazione, tanto da convincere due compagni molto dubbiosi a rinnovare la tessera, per un altro anno ancora.
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