Amianto nelle navi della Marina, tutti assolti: esplode la rabbia

Sentenza del giudice di Padova dopo 37 udienze. Otto gli ex marinai che avevano perso la vita In nove, tra ex ammiragli ed ex capi di stato maggiore, erano accusati di omicidio colposo  
La protesta al tribunale di Padova delle vittime da amianto nelle navi militari, 14 gennaio 2019 Il giudice monocratico ha assolto 'perchè il fatto non sussiste', gli 8 ammiragli della Marina imputati nel processo bis (gli imputati erano 40, molti dei quali sono morti nel corso delle indagini). ANSA/ROBERTA POLESE
La protesta al tribunale di Padova delle vittime da amianto nelle navi militari, 14 gennaio 2019 Il giudice monocratico ha assolto 'perchè il fatto non sussiste', gli 8 ammiragli della Marina imputati nel processo bis (gli imputati erano 40, molti dei quali sono morti nel corso delle indagini). ANSA/ROBERTA POLESE

PADOVA. Amianto nelle navi della Marina militare italiana: tutti assolti al termine di un processo durato tre anni e mezzo e scandito da 37 udienze. Un processo (relativo al secondo filone d’indagine) che si è chiuso tra rabbia e delusione alla lettura della sentenza del giudice di Padova Chiara Bitozzi. Con il controcanto, in aula, di ex militari ed esponenti di varie associazioni costituite parte civile pronti a gridare, compostamente, «vergogna» e, ancora, «1.100 morti, oggi li avete uccisi una seconda volta». Tra loro i familiari di sottufficiali uccisi da tumori provocati dal pericoloso minerale o ex militari oggi malati. Nessuna responsabilità penale a carico dei nove imputati, (in origine 13, nel frattempo 4 sono morti), all’epoca dei fatti ammiragli, capi di Stato maggiore o responsabili delle strutture sanitarie militari e della gestione della flotta.

Gli imputati

Si tratta di Francesco Chianura e Guido Cucciniello, 92enni di Roma (il primo direttore generale Navalcostarmi, il secondo direttore Difesan); Agostino Di Donna, 91 anni di Roma, direttore Marispesan e poi Difesan; il capo di Stato Maggiore Umberto Guarnieri, 81enne di Roma; il comandante Cincnav Angelo Mariani, 83 di Roma; il comandante Cincnav Luciano Monego, 89 di Roma; Sergio Natalicchio, 83 di Taranto, direttore Marispesan e poi Difesan; il capo di Stato Maggiore Guido Venturoni, 84 di Roma; e Mario Di Martino, 85 di Roma, direttore Difesan. Assolti sia per omicidio colposo (la morte di 8 ex marinai) per non aver commesso il fatto o perché il fatto non sussiste e per l’accusa di lesioni colpose (3 casi perché il fatto non sussiste). Assolti in pieno per i comportamenti omissivi contestati: erano accusati di non aver informato il personale dei rischi derivanti dalle polveri respirate, di non averlo attrezzato in modo adeguato con protezioni, di non averlo sottoposto ai controlli sanitari. Tra le vittime Ferdinando Fragasso, coneglianese morto a 55 anni per cancro alla laringe nel 2005, Silvio Battan di Piove di Sacco ucciso a 58 anni da una neoplasia vescicale nel 2005, e Tommaso Caserta di Trieste, morto a 63 anni nel 2009 per mesotelioma pleurico.

La pubblica accusa

Le navi erano rivestite in amianto come le strutture e le palazzine della Marina. Secondo il pm Sergio Dini, gli imputati avevano un ruolo di “garanzia” nei confronti dei militari sottoposti. Tuttavia nessuno di loro, pur ai vertici, avrebbe avuto la possibilità concreta di organizzare il lavoro in maniera diversa disponendo del potere di spesa, di ordinare bonifiche e di far adottare strutture di protezione. Quel potere spettava a livelli superiori. A chi? Al Governo o ai singoli ministeri:«...è lì che si decide cosa stanziare per la Difesa» la tesi del pm, reclamando l’assoluzione.

Le parti civili

Una lettura duramente contestata dalle parti civili, i legali Daniela Boscolo Rizzo, Giovanni Maria Chiello, Laura Mara, costituiti chi per le famiglie delle vittime, chi per le associazioni Medicina Democratica, Esposti Amianto, Afeva Sardegna. «Siamo sconcertati» commenta l’avvocato Chiello. Gli fa eco la collega Boscolo Rizzo: «È la cronaca di un’assoluzione annunciata. C’erano questioni scientifiche che meritavano di essere approfondite». Salvatore Garau di Afea Sardegna è amaro: «Siamo stati carne da macello: se solo i vertici della Marina avessero voluto, sarebbe stata evitata o limitata una strage di marinai, operai e civili ai loro ordini, leali servitori dello Stato e inconsapevoli vittime dell’amianto». —
 

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