Antonia Arslan in coma per una setticemia

Il marito: «L’ho portata in ospedale per un dolore Non sembrava nulla di grave»
La scrittrice
La scrittrice
PADOVA. E’ ricoverata in Rianimazione, in condizioni critiche, la scrittrice padovana Antonia Arslan, 71 anni. Per setticemia. Un dolore insistente, un po’ di febbre l’avevano colta la notte tra domenica e lunedì, dopo un giorno di Pasqua passato tranquillamente, senza alcuna avvisaglia: alle 6 della mattina il marito Paolo Veronese l’ha accompagnata al Pronto soccorso perchè il dolore non passava.


Entrambi pensavano a una lombosciatalgia, oppure a una colica renale - comunque niente di troppo preoccupante - quando, nel corso della giornata, le condizioni di Antonia sono precipitate e i risultati delle analisi hanno evidenziato un’infezione renale causata da perforazione (un calcolo renale avrebbe perforato l’uretra o il duodeno) e degenerata in pochissime ore in setticemia.


D’urgenza, dal reparto di Medicina dove era stata inizialmente accolta, è stata trasferita in Rianimazione dove si trova da lunedì sera, mantenuta in stato di coma farmacologico.


Ad aggravare il quadro, racconta il marito, con il cuore strangolato da un’angoscia ancora incredula, «c’è una complicanza della setticemia, cioè lo choc settico: il sangue infetto ha messo fuori uso gli organi. Ed è questa la cosa più preoccupante. Ora il problema è mantenerla in vita, mantenerne la funzioni vitali fino a che il sangue non venga depurato e l’infezione debellata. Stanno facendo il possibile - continua Paolo Veronese - Antonia è in buone mani, le cure sono attente. E’ in coma farmacologico, tutta intubata: il rischio per ora rimane grande, ci hanno detto che il tasso di mortalità resta molto alto. Più il tempo passa, meglio è. Noi possiamo solo aspettare, e sperare, certo sperare, anche se per adesso le speranze non sono fondate».


Parla al telefono dalla casa di via Altinate, il marito di Antonia Arslan: sono le 17 (di ieri) e assieme alla figlia è da poco rientrato dal reparto di Rianimazione che raggiunge due volte al giorno per avere notizie, per vedere sua moglie. Il devastante quotidiano calvario che accompagna i familiari di quei pazienti sospesi nel vuoto, la cui vita si ritrova aggrappata a respiratori, monitor, pompe di infusione dei farmaci, allarmi acustici.


Ieri, una accenno di notizia rassicurante, un piccolo, piccolo segno che la situazione possa volgere al meglio «ma il rischio rimane altissimo», hanno spiegato i medici ai familiari.


Intanto è stato identificato il tipo di antibiotico adatto a contrastare quel tipo di setticemia e già martedì è iniziata la somministrazione: «L’effetto massimo dell’antibiotico arriva a circa 72 ore dalla prima somministrazione, ci hanno spiegato - continua Paolo Veronese - quindi tra giovedì e venerdì, all’incirca. Siamo qui che speriamo, aspettando che le ore passino».


E con loro - marito e figlia - una grande comunità culturale padovana e internazionale scandisce il succedersi delle ore attendendo la buona notizia. E circondandola di grande, sincero affetto. Ché Antonia Arslan, autrice de «La masseria delle allodole» e dell’ultimo «La strada di Smirne», e grande voce del genocidio armeno, è scrittrice e intellettuale di ampio respiro e passione sconfinata.


«Siamo sotto choc - aggiunge Paolo Veronese - L’ho portata in ospedale alle 6 di lunedì mattina, si pensava a una colica renale, brutta sì, ma niente di grave. E poi è successo tutto. Siamo ancora increduli, incapaci di assorbire quanto sta succedendo ad Antonia. E niente possiamo fare, se non aspettare e sperare».

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