Armi da guerra per la Libia: 4 arresti

VENEZIA. Vendita di armi a Iran, Libia e ai Paesi con l’embargo: quattro fermi nell’indagine della Guardia di Finanza iniziata due anni fa in Veneto. L’inchiesta condotta dalla Dda di Napoli ha mosso i primi passi partendo da persone legate alla Mala del Brenta. Elicotteri da guerra, lanciarazzi, fucili d’assalto venduti all’Iran e alla Libia tra il 2011 e il 2015. Un intreccio internazionale dove alcune delle persone indagate avevano rapporti molto stretti con il governo iraniano e con una parte dei gruppi eversivi che si contendono il controllo della Libia. Tra questi anche quello che ha rapito quattro italiani, due dei quali moriranno durante un conflitto a fuoco tra i terroristi e le teste di cuoio del governo provvisorio libico.
I fermi arrivano perché c’era il rischio che i quattro scappassero all’estero, infatti la Guardia di finanza ha scoperto che c’erano già dei contatti con un iraniano già appartenente al Partito di Dio Hezbollah, l’organizzazione paramilitare.
Lo stato di fermo riguarda Andrea Pardi, 50 anni, amministratore dell’azienda romana “Società Romana Elicotteri”: è indagato per traffico internazionale di armi e traffico internazionale di materiali dual use. L’imprenditore senza autorizzazioni del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e del Ministero dello Sviluppo Economico, esportava in Libia – Stato sottoposto ad embargo internazionale elicotteri militari di fabbricazione sovietica ad uso militare, fucili d’assalto e missili. Stato di fermo anche per Mario Di Leva, 69 anni e per la moglie Anna Maria Fontana, 63 anni, di San Giorgio a Cremano, nel Napoletano. Anche loro devono rispondere dei reati contestati a Pardi. I due oltre a trafficare in armi ed elicotteri sovietici hanno venduto pezzi di ricambio per elicotteri a uso militare a una società con sede in Iran, paese sottoposto ad embargo internazionale. Per eludere i divieti internazionali, la coppia ha ceduto i suddetti materiali avvalendosi di società estere a loro riconducibili. Non solo si adoperavano per far arrivare in Iran, materiale dual use, utile per produrre munizioni. Attualmente ricercato il libico Mihamud Ali Shaswish, 46 anni, mentre è solo indagato Luca Di Leva, 33 anni, figlio della coppia napoletana, che frequentava l’ex premier iraniano Ahmadinejad.
Inquietanti emergono i rapporti tra i coniugi napoletani e i gruppi tribali che si stanno spartendo la Libia. Gruppi terroristici che hanno rapito in più occasioni italiani impegnati in Libia. Tra questi anche il clan che ha sequestrato 4 tecnici della Costruzione Bonati, due dei quali moriranno in uno scontro a fuoco. In tre conversazioni via “wa”tra marito e moglie emerge che Anna Maria Fontana ha individuato il gruppo che cerca di fareda intermediario. I Di Leva discutono del sequestro nel luglio 2015.
Mario di Leva: "Hey hanno rapito 4 italiani in Libia".
Anna Maria Fontana: "Già fatto, notizia vecchia, già sto in contatto".
Anna Maria Fontana: "Ce li hanno proprio quei dove noi siamo andati, già sto facendo, già sto operando, con molta tranquillità e molta cautela".
Fin da subito questo rapimento viene attribuito alle milizie irregolari e agli eserciti tribali in aree con rilevanti difficoltà politiche che derivano dall'avanzata dell'Is. Appare significativo il fatto che i Di Leva ammettono di essere in contatto con milizie tribali libiche implicate in azioni terroristiche.
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