Asco Holding e soci privati di nuovo in lite nella trattativa offerti due milioni in meno

Nella bozza d’accordo un corrispettivo di 7 milioni che ora i soci pubblici non vorrebbero più pagare: pontieri al lavoro 
Zago Pieve Di Soligo assemblea soci Ascotrade
Zago Pieve Di Soligo assemblea soci Ascotrade

il retroscena

Quando sembrava fatta, ecco tornare in alto mare la grande pace fra Asco Holding e Plavisgas, rispettivamente la casa madre del gruppo Asco, con la quotata Ascopiave reduce dalle grandi nozze con Hera, e la cordata degli imprenditori veneti guidati da Oscar Marchetto e Massimo Malvestio, tuttora soci di minoranza con lo 0,71 % delle azioni.

L’ultimo cda della holding, il 30 aprile, avrebbe tirato il freno, quando tutto faceva ritenere che si fosse in dirittura di arrivo, con larga convergenza per la fumata bianca. Cos’è accaduto? Qualche consigliere avrebbe suggerito, vista l’emergenza Covid e gli effetti su Borsa ed economia, di rivedere al ribasso la cifra definita nella bozza di accordo, che si attestava sui 7 milioni (anche se c’era chi diceva fosse più alta, per venire incontro alle iniziali richieste della cordata di Plavisgas). E mica di poco; RadioLega, sempre sintonizzata sulle vicende dell’ultima cassaforte pubblica di Marca, dice che ballerebbero 2 milioni e più, fra quanto è disposta a mettere sul piatto Asco Holding e la cifra su cui si stava “limando” dalle due parti.

Facile immaginare l’irritazione di Marchetto & Co: l’accordo prevedeva la transazione su almeno tre cause tuttora in corso e la liquidazione della quota di minoranza. E solo quest’ultima valeva 3, 5 milioni... poi c’erano i tre contenziosi, appunto, a cominciare dalla causa madre, che vede Plavisgas contestare la legittimità della posizione di 18 Comuni soci, per Malvestio & Co inadempienti rispetto alla riforma Madia delle partecipate pubbliche: una vittoria di Plavisgas metterebbe in discussione la proprietà di AscoHolding, perché a quel punto Plavisgas avrebbe la prelazione sulle quote dei 18 comuni. Senza contare le implicazioni legate al cambi di controllo e alla possibile Opa. Quindi, a scendere di valore, le cause sul prezzo di recesso (2,5 milioni secondo il ricorso di Plavisgas) e quella relativa agli interessi (1,5). Tutti valori che adesso la holding, o una parte del cda, mette in discussione.

Come finirà? Si torna in guerra o i pontieri sono già all’opera per ricucire, specie dopo il feeling fra Malvestio e il presidente di Ascopiave, Nicola Cecconato? Quello che ha portato al controblitz lombardo per rispondere al tentativo di scalata di A2a a Pieve? RadioLega dice che ai piani altissimi le pressioni per la pace siano assai forti.

Il presidente di Asco Holding, Giorgio Giuseppe Della Giustina, resta tra i fautori dell’intesa – che consentirebbe alla casa madre pievigina di diventare pubblica al 100% (oggi lo è al 99,29%) – e che in ogni caso rimetterà ai sindaci l’ultima parola in assemblea, dove voleva portare al voto la proposta della grande (e per molti inattesa) tregua, anche alla luce del nuovo statuto.

E i sindaci? Prima c’era irritazione, per i due anni di guerra legale con Plavisgas, a tutti i livelli, con ben 4 cordate di soci e altrettanti studi legali. Il che non aveva impedito a Marchetto, Malvestio & Co. di vincere il primo round al Tar di Venezia, e pure il secondo al Consiglio di Stato. La sentenza romana aveva di fatto obbligato la ho lding ad adeguarsi alla legge Madia creando un organismo speciale che esprima la volontà dei soci pubblici, appunto i Comuni, un organo societario prima inesistente. Ora in molti auspicano la pace, per evitare ogni esito imprevedibile e conseguenze traumatiche per la presenza in Asco (e magari la Corte dei Conti...)—

Andrea PASSERINI

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