Barcon, paese in vendita da trasformare in macello

Tre case e un campanile nella campagna della Marca, unica industria la ghiaia Ora arriva l’impianto di macellazione più grande d’Europa. Coro di proteste
Di Renzo Mazzaro
De Marchi Treviso protesta consiglio provinciale residenti Barcon contro nuova area industriale
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Bisogna venire qui, a Barcon, frazione di Vedelago, a fare la coda dietro agli autoarticolati che trasportano la ghiaia girando attorno al muro di Villa Pola, o quello che resta dell’antica magione veneziana. Pare che siano 600 al giorno, sbucano dalla campagna di Montebelluna, si bloccano all’unico semaforo, ripartono rombando verso il centro di Vedelago, dove passano strombazzando diretti a Castelfranco. Cosa strombazzano a fare. Forse gli autisti che passano carichi salutano all’incrocio quelli che arrivano vuoti. E la ghiaia va, sai tu dove. Qualcuno dice anche a Dubai, a fare il terrapieno per le isole artificiali dei paesi del petrolio. Loro ci danno l’oro nero, noi trasferiamo l’oro bianco. L’area di Vedelago è il groviera del Veneto, un paradiso dei cavatori perché la falda è molto bassa e fino a quel livello c’è solo ghiaia. Si può scavare fino a -25 metri. Solo venendo a Barcon si può capire l’esasperazione di uno che abita a Barcon e di questo commercio indiavolato respira solo i gas di scarico. Barcon ha 1.100 abitanti ma per definirlo un paese ci vuole coraggio: il centro è fatto dal semaforo, di qua e di là due rustici abbandonati e cadenti, poche case, la chiesa con uno strano campanile, le mura della Barchessa di Villa Pola (splendidamente restaurata, ospita una bruschetteria). C’è un solo bar gestito da un cinese, il sindaco ha un ufficetto di geometra al piano terra di una palazzina anonima. Ma la targa dice: Quaggiotto Group.

Paolo Quaggiotto, sindaco leghista, cinquant’anni a dicembre, è barricato in municipio a Vedelago, perché si è dato una missione da compiere: liberare il paese dai camion agguantando finalmente un po’ di tranquillità e una parte di quel benessere che la ghiaia assicura ad altri, chissà chi e chissà dove. Quaggiotto è convinto di poter portare 600 posti di lavoro a Barcon con un megainvestimento industriale su un’area di 88 ettari di campagna, pertinenze dell’ex Villa Pola, che fa rabbrividire nell’era della new economy: un macello animale, il più grande d’Europa, al punto che avrà bisogno di un casello autostradale altrimenti l’imprenditore rinuncia all’operazione; e una fabbrica di carta igienica non meno ambiziosa, perché confeziona rotoli per il fondoschiena di tutto il continente. Ma adoperate il bidè, verrebbe da dire. Tirem’inanz, non siamo in Cina e neanche in India, da noi si usa così.

L’idea nasce da due grosse aziende che hanno proposto a Quaggiotto un accordo di programma: un meccanismo che, se accettato, va in deroga alle norme urbanistiche. In cambio l’ente pubblico negozia dei vantaggi. Gli imprenditori sono Loris Colomberotto, industriale della carne che sposterebbe l’attività da Sernaglia della Battaglia a Barcon, dove ha già comprato altri terreni, a sud di via Terza Armata, li ha bonificati e ha insediato un allevamento con standard europei. Perché non realizza in quest’area anche il macello? Non si sa. Vuole l’altro lato di via Terza Armata, la campagna che fu dei conti Pola, sua anche quella ma a destinazione agricola, dove insediare il macello assieme alla cartiera della Rotcar di Piombino Dese. La quale affonderà il fabbricato per 9 metri, scavando (dicono) 1.870.000 metri cubi di ghiaia. Insomma un’altra cava? Gli oppositori al megaprogetto sono diventati un esercito. Fuori dal municipio di Vedelago c’è una guerra atomica, ma il sindaco è chiuso dentro e non parla. Ha la missione da compiere e deve farlo entro oggi.

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