Beghin: «Basta che il posto non vada a quel Moschetti»

Il docente padovano aveva un’ “idea fissa in testa”: il figlio del suo maestro non doveva assolutamente vincere il concorso, il designato era un suo allievo
PD 28 luglio 2003 G.M...Bò , facciata ..(MILANESI) Facciata del Bò - MILANESI
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PADOVA.
«Che non vada Moschetti. Punto e basta».
Marzo 2015, Adriano Di Pietro telefona a Thomas Tassani. Parlano di Mauro Beghin e della sua
“idea fissa in testa”
. Una su tutte: Giovanni Moschetti non deve passare. L’avvocato in questione è il figlio di Francesco Moschetti, che di Mauro Beghin è stato il maestro. Cosa spinga il professore universitario a una simile netta opposizione, non lo capisce nemmeno il diretto interessato che di tutto questo sistema è una vittima. «Francamente sono allibito» ha ammesso ieri. «Pensare che l’ho invitato come relatore a un convegno da me organizzato per il mese di ottobre».


Le indagini della Guardia di finanza hanno mostrato come le motivazioni che spingevano Beghin fossero sostanzialmente due. Da un lato la sua ferma volontà di favorire l’allievo Marcello Poggioli nell’ateneo di Padova, dall’altro quello di impossessarsi di un incarico. Un incarico di insegnamento come professore a contratto, di cui Beghin aveva denunciato l’illegittimità poiché riteneva di aver lui stesso diritto a quell’incarico in quanto professore strutturato.


L’8 aprile del 2015 Adriano Di Pietro telefona anche a Mauro Beghin, lasciando intendere che la condotta dei commissari Amatucci e Zizzo poteva mettere a rischio l’abilitazione del suo allievo Poggioli:
“Ti dico con molta sincerità, avere una durezza ancora oggi di posizioni che Amatucci e Zizzo difendono per Tundo e Selicato... tanto da non far passare nessun altro mi preoccupa perché non la trovo giustificata”.
Mauro Beghin, terminata la comunicazione, telefona subito a Loris Tosi:
“Su questi due qua lui sta facendo muro contro muro e quindi c’è il pericolo che salti tutto, ecco questo volevo dirti. Siccome siamo ancora in tempo per fare un ragionamento... è il momento di farlo adesso”.
Loris Tosi risponde:
“Adesso rifletto e vedo cosa posso fare... hai fatto bene a chiamarmi”.


Quello da cui Giovanni Moschetti è stato segato è un concorso per entrare come professore di seconda fascia. «Ho fatto ricorso al Tar e sto attendendo l’esito», ha detto ieri, quasi incredulo di fronte al quadro delineato dalle indagini delle fiamme gialle. Nessun commento, nel merito. «Non me l’aspettavo» è la frase ricorrente. E c’è da crederci, visto che il padre è stato il maestro del professore universitario che ora, stando alle intercettazioni, fa di tutto per boicottarlo. Eppure i rapporti sembravano ottimi. C’è la locandina di quel convegno in programma per il 27 ottobre prossimo a Rovigo che testimonia un rapporto di stima reciproca che nessuno si sarebbe sognato di mettere in discussione. Giovanni Moschetti è l’organizzatore del convegno dal titolo
“Principio di proporzionalità e tutela dei diritti fondamentali”.
Tra i relatori chiamati c’è anche Mauro Beghin con l’argomento
“La nuova Iri alla luce del principio di proporzionalità”
.


Gli investigatori della Guardia di finanza hanno in mano le trascrizioni delle telefonate intercorse tra Beghin e Di Pietro, da cui emerge l’impegno di quest’ultimo di tagliare fuori Moschetti dal concorso. Il tutto come adempimento di un “debito” proprio nei confronti di Beghin. E per debito si intende uno scambio di voti tra commissari. Ancora il docente veneziano Loris Tosi al telefono con Beghin l’8 aprile 2015:
“Non può passare Maisto e non passa Seli... capisci? E non passa Tundo... mi segui?
A fronte dell’avviso del collega secondo cui
“sono in ballo anche i tuoi Giovanardi e Viotto”
e del suo invito a fare qualcosa (
“se c’è una parola da spendere è il momento di farlo”
), il professor Tosi si riserva di intervenire dicendo:
“Adesso riflesso e vedo cosa posso fare”.


Tra le telefonate intercettate c’è anche quella della bellunese Daniela Mazzagreco, candidata con Filippo Alessandro Cimino. Dopo aver appreso dal sito del Ministero l’esito del sorteggio, hanno esultato per l’estrazione dei nominativi dei professori Amatucci. Zizzo e Cipolla e per il nuovo commissario comunitario, lo spagnolo Lopez Espadafor Carlos Maria, formulando un commento finale che non lascia adito a dubbi:
“Allora se le cose stanno così è un trionfo”
, ansiosi di avvisare il loro “capo scuola” Salvatore Sammartino.


e.ferro@mattinopadova.it


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