Bustarella di duemila euro per saltare la lista d’attesa

Padova, la trasmissione “Petrolio” registra di nascosto il professor Litta  Corsie preferenziali per chi paga. Il governatore Zaia: indaghi la Procura
Interpress/Mazzega Morsego Venezia, 23.07.2015.- Sopralluogo ai Cantieri MOSE, boicca di Porto Lido.- Nella foto da sx Luca Zaia, Raffaele Cantone, Graziano Delrio, Franco Gabrielli e Luigi Brugnaro
Interpress/Mazzega Morsego Venezia, 23.07.2015.- Sopralluogo ai Cantieri MOSE, boicca di Porto Lido.- Nella foto da sx Luca Zaia, Raffaele Cantone, Graziano Delrio, Franco Gabrielli e Luigi Brugnaro
PADOVA. Un esposto in Procura da parte della Regione per far luce su due presunti casi di malasanità veneta, raccontati dalla trasmissione di Rai Uno “Petrolio” e ripresi in un articolo pubblicato ieri dal Corriere della Sera. La denuncia, contro ignoti, è stata annunciata con una nota dal governatore Luca Zaia che chiede alla magistratura di chiarire gli episodi oggetto del programma relativi al rapporto tra sanità pubblica e privata e a sospette corsie preferenziali nelle liste d’attesa. I fatti si sarebbero verificati a Padova e uno di essi, in particolare, ha suscitato l’indignazione del presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone, invitato a vedere in anteprima la trasmissione Rai: «È concussione», ha commentato. Si tratta di un colloquio medico-paziente, oggetto del servizio firmato dalla giornalista Francesca Biagiotti, dove si parla di liste d’attesa accorciate e di dazioni di denaro.


Un caso di concussione con il pagamento di bustarelle per ridurre i tempi dell’intervento oppure un gigantesco fraintendimento delle parole del medico? Il protagonista del servizio, il professor Pietro Litta della Clinica Ginecologica dell’Azienda Ospedaliera di Padova, un luminare con migliaia di pazienti da tutt’Italia, esclude fermamente qualsiasi violazione e anche l’ipotesi dell’equivoco: il riferimento al denaro - spiega nell’intervista accanto - era relativo alla prestazione privata e tutto il colloquio si è svolto nell’ambito della sanità privata. E dunque nessuna irregolarità. Secondo quanto emerge dal servizio, nel quale il nome del medico non compare, la giornalista chiama il Cup per prenotare un intervento di chiusura delle tube e chiede di un «professore molto bravo» dell’Azienda sanitaria. La risposta: «Se lei fa una visita privata con lui poi diventa sua paziente». Biagiotti si presenta come paziente nello studio del professore, con una telecamera nascosta, e chiede informazioni su tempi e costi. Lui le dice che privatamente l’intervento costa 7-8 mila euro, con la sanità pubblica costa zero e l’operazione è a marzo. Il medico poi aggiunge: «Sarebbe l’ideale farlo ora. Ma significa forzare un po’ la mano. Cioè... forzare la mano significa... facciamo le cose come si deve senza rischiare nulla». La reporter: «Ci mancherebbe». E il professore: «No, no, non rischiare nel senso di ... però significa entrare nei compromessi... io chiedo qualcosa a lei e in cambio mi dà qualcosa». La giornalista sollecita spiegazioni e lui: «No... nel senso di ... farlo nelle vacanze... facciamo le cose legali...». Biagiotti domanda se c’è un altro modo per farlo adesso e il medico risponde: «Eh... però significa ... dare un po’ di soldi ... bisogna che ci mettiamo ... barattiamo tra di noi». La giornalista: «Mi dica lei». Il professore: «Un paio di mill... duemila euro». Lei: «A lei direttamente?». Lui risponde di sì. Lei: «E riusciamo a farlo prima?». Lui: «Tra Natale e Capodanno». Lei: «In ospedale?». Lui: «Sì».


C’è poi un secondo caso affrontato da “Petrolio”, sempre avvenuto a Padova: una ragazza chiede appuntamento per una prima visita Pma (procreazione medicalmente assistita). Il centralinista dice di non avere posto neanche in sei mesi; la donna chiede allora di una dottoressa padovana ed è invitata a chiamarla in uno studio privato, con appuntamento già per il giorno successivo. E dopo la visita il conto: 180 euro o 140 senza ricevuta. Sono questi i due episodi oggetto della trasmissione Rai che hanno indotto la Regione a firmare l’esposto: «Il documento verrà poi integrato con quanto emergerà ulteriormente dalla trasmissione il cui contenuto mi auguro venga al più presto consegnato alla competente giurisdizione», sottolinea Zaia, «È inaccettabile che una o due mele marce vanifichino l’ottimo e faticoso impegno quotidiano di decine di migliaia di operatori. Quando qualcuno sbaglia deve essere identificato e punito».




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