Ca’ della Robinia nel Trevigiano, da fattoria sociale a birreria. La Corte dei conti rivuole 4,3 milioni

VENEZIA. Doveva diventare una fattoria sociale, ma è stata trasformata in una birreria. Il processo penale per lo scandalo Ca’ Della Robinia è in fase di dibattimento al tribunale di Treviso, ma la Corte dei Conti di Venezia nel frattempo si è pronunciata. Presentando un conto salato, per oltre 4,3 milioni di euro.
E condannando quindi al pagamento in solido di quasi 3 milioni e centomila euro i rappresentati e responsabili della cooperativa Ca’ Della Robinia (ora in fallimento): Bruna Milanese, Selene Baino e Perino Rebellato, oltre al curatore fallimentare Edoardo Lollo. Mentre Mario Modolo, direttore del Dipartimento dei servizi socio-sanitari della Regione tra il 2010 e il 2014, è stato condannato a titolo di colpa grave per non aver controllato a dovere, al pagamento della somma di quasi 1 milione e 240 mila euro, pari al 40% del danno complessivamente contestato.
La sentenza della Corte, presidente il magistrato Carlo Greco, ha inoltre dichiarato l’intervenuta prescrizione nei confronti dell’ex assessore ai Servizi sociali Remo Sernagiotto, morto a fine novembre, accogliendo l’eccezione sollevata dal suo legale, l’avvocato Fabio Crea. Nei cinque anni successivi alla presentazione della delibera di giunta (2011) che dava il via libera al progetto, a Sernagiotto infatti non è stato contestato nulla, circostanza che avrebbe interrotto la prescrizione. Ma così non è stato.
Inoltre, sottolinea sempre la Corte dei Conti, a Sernagiotto non è ascrivibile «l’occultamento doloso del danno». «La prova», per l’avvocato Crea, «che la responsabilità di quanto accaduto non deriva da quelle delibere». Due delibere (a giugno e nel novembre del 2012) che garantirono alla cooperativa il finanziamento di oltre 3 milioni di euro per la realizzazione di un progetto di inserimento sociale.
Una fattoria sociale per disabili nella sede dell’ex Disco Palace di Nervesa. Ma invece di attuare il progetto costruendo un laboratorio artigianale per la lavorazione del latte, un forno del pane ed altri laboratori didattici, con i contributi pubblici i responsabili della cooperativa realizzarono una birreria ceduta con affitto di ramo d’azienda al prezzo di 30.000 euro annui e costruirono un appartamento - in origine avrebbe dovuto ospitare dei disabili - dove si trasferirono a vivere Selene Bailo, figlia della Milanese.
La sentenza, nel ricostruire la vicenda, sottolinea come Ca’ della Robinia «abbia presentato la domanda di finanziamento essendo a conoscenza che la realizzazione delle attività lavorative nelle quali avrebbero dovuto essere inserite persone disabili (per la realizzazione dei fini socio assistenziali della Regione, motivo per il quale il finanziamento veniva concesso a condizioni di favore) era sottoposta ad una serie di condizioni incerte se non addirittura impossibili a realizzarsi».
C’era quindi «una precisa volontà di non attuare il programma». La Corte inoltre sottolinea i mancati controlli - documentazione, utilizzo dei fondi - da parte della Regione. A proposito di Modolo parla di «gravissime negligenze» già a partire dalla stipula della convenzione firmata persino «in assenza della documentazione richiesta dal bando». —
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