Cantone: il Mose non sarà pronto nel 2017

ROMA. I lavori del Mose non finiranno per giugno 2017. A confermarlo è il presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone, che ieri mattina ha partecipato, insieme al premier Matteo Renzi, alla presentazione del libro “Corruzione a norma di legge ”, scritto dal giornalista Giorgio Barbieri e dall’economista Francesco Giavazzi (edito da Rizzoli, 238 pp.).
“La lobby delle grandi opere che affonda l’Italia” recita il sottotitolo dell’opera dedicata alla palude che per due decenni ha pervaso il Mose, e che poi ha ingoiato anche l’Alta velocità e l’Expo di Milano. Soffermandosi sulla “grande opera” che doveva essere il Mose – creato per risolvere il problema dell’acqua alta a Venezia – il libro ricostruisce l’intreccio che legava controllori e controllati, un caso di malaffare scoppiato a giugno 2014 con 35 arresti (tra cui molti nomi eccellenti) e 100 indagati per fondi veri, tangenti e false fatturazioni, e che ha portato al commissariamento del Mose nelle mani dell’Anac guidata da Cantone.
«È stato calcolato – dice Barbieri, cronista della Tribuna di Treviso – che il Consorzio Venezia Nuova ha fatto spendere ai cittadini 2,4 miliardi di euro in più del dovuto. E quello di Venezia è un caso emblematico da quale si può partire per poi allargarsi a tutta l’Italia».
Nel “caso Mose”, secondo il premier, «è lo Stato che ha fallito». Inoltre, «chi ruba i soldi pubblici non ruba i soldi di nessuno. Ruba i soldi di tutti, è un furto doppio» dice Renzi aggiungendo che «l’unica soluzione per il futuro è la totale trasparenza e semplificazione» nel sistema degli appalti pubblici. Il libro, continua a spiegare il presidente del Consiglio, «mette insieme la vicenda del Mose con il punto di debolezza del sistema delle grandi opere e infrastrutture, viziato a monte dall’idea di consentire con varianti di progetto e connivenze tecniche e politiche di far lievitare i costi».
Ma come evitare, ora e per il futuro che l’Italia resti sempre impantanata in un sistema corruttivo così radicato? «Spesso, paradossalmente, le leggi invece che aiutare sono una complicazione e diventano un volano per la corruzione» risponde Cantone spiegando che l’Anac «sta provvedendo a operare sulla trasparenza e sui contratti pubblici provando a cambiare la mentalità». Quello che serve per scardinare il sistema corruttivo, prosegue Cantone, è la «creazione di regole semplici» e di norme che «contrastino la corruzione» senza però fermare le grandi opere. E in proposito, cita l’esempio della legge sul commissariamento, subito applicata al Mose: «Ha dato la possibilità di continuare i lavori, ma ha impedito che i corruttori ne ricavassero anche dei profitti». Per il presidente dell’Anticorruzione «il codice degli appalti rappresenta una grande occasione» e un altro tema, sottolinea, «è provare anche a prevedere dei meccanismi di responsabilità, perché in Italia il problema è che nessuno paga, c’è un continuo scaricabarile. Comunque a Venezia, quando l'opera sarà terminata bisognerà pensare alla manutenzione, i cui costi non sono ancora chiari. È certo invece che sarà fatta una gara europea».
E se i lavori del Mose non saranno finiti per giugno 2017, per quelli dell’Expo di Milano «ce la faremo sicuramente». «Se si fosse partiti subito nel 2008, probabilmente avremmo avuto un’Expo già pronta oggi» conclude Cantone aggiungendo che comunque «ora i lavori si stanno facendo e in grande sicurezza».
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