Capodanno senza tutto esaurito Disdette per il Carnevale
VENEZIA. L’onda lunga dell’acqua alta dello scorso 12 novembre lambisce Capodanno, provoca la contrazione del pacchetto San Silvestro – da tre giorni a uno – e costringe gli albergatori a ridurre sensibilmente i prezzi delle camere, che sono scesi fino al 30-40 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il dicembre più difficile per il turismo si congeda con cifre preoccupanti: la notte del 31 l’occupazione nelle strutture ricettive della città è stata del 70-75 per cento, contro il 90-95 per cento degli anni precedenti, con un calo del 20 per cento. Se normalmente il soggiorno medio era di tre notti, quest’anno i visitatori hanno optato per una notte e via, facendo sì che il 29 e il 30 dicembre l’occupazione fosse appena del 50-55 per cento, contro il quasi tutto esaurito del 2018.
«Capodanno è stato un’operazione a perdere» sostiene il presidente dell’Associazione veneziana albergatori, Vittorio Bonacini «e i nostri associati hanno dovuto fare di necessità virtù, ossia hanno veduto le camere a condizioni ridotte e spesso per una notte soltanto». Si sono dunque parzialmente avverate le previsioni più temibili di metà dicembre, quando era evidente a tutti che l’acqua alta di novembre avrebbe presentato ben presto un altro conto, i cui effetti sarebbe durati a lungo nel tempo.
«È mancata totalmente una contro-informazione incisiva che dovrebbe essere fatta dal ministero del Turismo e da tutti coloro che hanno l’obbligo di tutelare questa ricchezza, mentre gli unici che ci siamo mossi siamo noi» dice ancora il presidente dell’Ava «La cosa più angosciante, a quasi due mesi dal 12 novembre scorso, è il fatto che Venezia non è ancora percepita come una città sicura, che ancora non è chiaro al mondo intero che in laguna è tutto tranquillo, che i musei sono aperti, così come gli alberghi, che nei ristoranti si può mangiare, che si può camminare ovunque».
Alla conferenza al Centro della stampa estera di Roma, Bonacini si è sentito rivolgere le domande più assurde, come quella se ci fosse bisogno di tende da campo o di altri generi di emergenza, a dimostrazione che tra la realtà e il “percepito”, in una proiezione quasi gotica della città, c’è una distanza che i social hanno amplificato a dismisura.
Locali chiusi, cucine invase dai topi, rischio di annegare: il florilegio di fake news non si ferma. E non si fermano nemmeno le disdette. Per la settimana tra Capodanno e l’Epifania le prenotazioni sono state poche, a causa anche della concorrenza con la montagna – Cortina in testa – baciata da bella neve e un sole così.
«La montagna quest’anno è splendida e sta facendo la parte del leone» continua Bonacini che già guarda oltre. Verso Carnevale, intanto, per il quale continuano ad arrivare disdette e le prenotazioni non decollano. O addirittura verso i ponti di primavera e maggio. Per il timore di finire con i piedi a mollo sono arrivate cancellazioni di convegni, meeting, e persino di matrimoni per i quali erano stati riservati interi alberghi del centro storico. —
Manuela Pivato
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