Caso Bonfrisco, una sola intercettazione

Il Senato nega ai giudici l’autorizzazione all’utilizzo delle altre 19 per la parlamentare veronese di FI accusata di corruzione
ROMA. La Giunta per le Immunità del Senato dice no all'utilizzo delle 20 intercettazioni della parlamentare di FL Cinzia Bonfrisco captate successivamente al 9 marzo 2015, mentre autorizza l'uso nel processo di una sola conversazione: quella del 26 febbraio 2015.


È questa la proposta del relatore Enrico Buemi che è stata approvata, con il solo voto contrario del M5S che voleva autorizzare l'uso di tutti gli ascolti, dalla Giunta presieduta da Dario Stefano (Misto). Ora la proposta della Giunta dovrà passare il vaglio dell'Aula di Palazzo Madama.


Bonfrisco è accusata dai giudici di Verona di corruzione e associazione a delinquere. E nella telefonata intercettata il 26 febbraio 2015, l'unica per la quale la Giunta abbia autorizzato l'uso nel processo, la senatrice di «Federazione della Libertà», secondo quanto riferiscono gli inquirenti, organizza, tra l'altro, un incontro tra l'imprenditore coinvolto nell'inchiesta Gaetano Zoccatelli e Raffaele Fitto e un appuntamento, sempre di Zoccatelli, a «Enel distribuzione» per il 19 marzo. La conversazione, spiegano i magistrati, sarebbe «rilevante al fine di dimostrare la risalenza nel tempo dell'»interessamento« dell'indagata per il consorzio Cev presso le più alte sedi istituzionali».


Bonfrisco, secondo quanto spiegano sempre gli inquirenti, avrebbe favorito, «in cambio di denaro e altre utilità», con interventi legislativi e organizzando incontri con «vertici istituzionali», Gaetano Zoccattelli direttore generale del Cev (Consorzio Energia Veneto). In particolare, secondo la ricostruzione dei magistrati veneti, la Bonfrisco, «indebitamente riceveva»: il pagamento di «un soggiorno in Costa Smeralda per lei e altre tre persone»; l'assunzione «dietro sua richiesta di Roberta Ferrara presso la E-Global Service Spa il cui legale rappresentante era Gaetano Zocatelli»; la corresponsione «dietro sua richiesta di un bonifico pari a 4.000 euro disposto il 26 maggio 2015 da Zocatelli per finanziare la campagna elettorale di Davide Bendinelli alle elezioni amministrative per il Consiglio regionale del Veneto», definito negli atti «il delfino» della parlamentare.


Il tutto, insistono i magistrati, in cambio del «concreto interessamento» della senatrice nell'iter legislativo che consentiva al CEV di «rientrare tra i 35 soggetti aggregatori a livello nazionale», cioè le 35 grandi stazioni appaltanti, «presentando un emendamento a sua firma» e «parlando personalmente con la relatrice del disegno di legge in questione Raffaella Mariani, al fine di garantire le modifiche favorevoli al CEV» e alle società riconducibili sempre allo Zocatelli «Global Power Spa e E-Global Service Spa».


il relatore, il socialista Enrico Buemi, ha detto sì all'uso solo di questa intercettazione perché l'unica realmente «accidentale» e perché a quella data ancora non sussisteva il «fumus persecutionis».




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