Cei contro Boffo: rimosso dalla direzione di Tv2000

VENEZIA. È una Quaresima precoce quella di Dino Boffo, rimosso a sorpresa dalla direzione di Tv2000 e Radio inBlu, il network di proprietà della Conferenza episcopale italiana. Boffo, nato ad Asolo 61 anni fa, era approdato al vertice della rete radiotelevisiva il 18 ottobre 2010, dopo aver diretto «Avvenire»: un’esperienza caratterizzata dalle severe critiche al berlusconismo e conclusa traumaticamente, con le dimissioni successive alla campagna condotta nei suoi confronti dal «Giornale» di Vittorio Feltri; attacchi feroci divenuti emblema di quella macchina del fango definita appunto «metodo Boffo» che l’erede feltriano, Alessandro Sallusti, ha immediatamente richiamato con un tweet ironico («Se è vero che hanno licenziato Boffo, che metodo è?») di dubbio gusto.
Ma cosa c’è dietro a questa scelta inattesa? Escluse le ragioni dell’audience (la sua direzione ha conquistato share elevati anche grazie all’ampia copertura informativa sul nuovo Pontefice), Boffo sembra scontare il cambio di rotta della Conferenza episcopale, sancito dalla nomina a segretario dell’outsider Nunzio Galantino in sostituzione di Mariano Crociata, influente prelato al quale il giornalista trevigiano era assai vicino. Una svolta voluta da Papa Francesco, deciso a riformare la Cei, che echeggia anche nella nota diffusa dal consiglio d’amministrazione di Tv2000: «L’avvicendamento di un direttore è un fatto fisiologico all’interno di qualsiasi realtà oggi, tanto più in una fase di repentini cambiamenti nella società e nella stessa Chiesa», si legge. Né la «gratitudine sincera» manifestata al trevigiano per «quanto fatto con professionalità e dedizione per lunghi anni, anche dopo la tormentata vicenda del 2009» attenua ciò che i giornalisti della testata definiscono «il venir meno del rapporto di fiducia con l’editore». Da Dino Boffo solo un laconico no comment («Non ho nulla dire») mentre l’ecumenico comitato di redazione esprime «sorpresa» per l’accaduto, ringrazia «lo storico direttore uscente per il lavoro, l'impegno e i risultati raggiunti» e si dice certo che «l’editore saprà tutelare l'intera realtà produttiva e lavorativa e a valorizzare la missione di un progetto editoriale unico nel panorama italiano».
Tant’è. Sostituito ad interim dall’ultraottuagenario monsignor Francesco Ceriotti, Dino Boffo farà ritorno ai Colli asolani lasciando più avversari che amici nella Curia. Secondo le rivelazioni di Vatileaks, l’aggressione del Giornale (che gli rinfacciò un’inesistente condanna per molestie omosessuali, ritrattata a giochi fatti) risponde ad una regia occulta i cui mandanti si annidano tuttora tra le mura vaticane.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova