Il centrosinistra veneto non dem: «Un candidato esterno ai partiti»
I cinque consiglieri regionali avanzeranno la richiesta al segretario del Pd Martella, al tavolo della coalizione: «Serve un aspirante presidente autorevole, sopra le parti, di alto profilo e con spirito di servizio verso la cosa pubblica»

Niente primarie, e va bene. Ma, soprattutto, un candidato «sopra le parti» – esterno ai partiti, quindi – e che metta d’accordo tutti.
In una parola: un civico. E, detta al contrario: non un nome del Partito Democratico, calato dall’alto. Un volto civico, espressione del mondo progressista, per contendersi con il centrodestra il posto più prestigioso di Palazzo Balbi.
Dopo giornate di «interviste, annunci di candidature, smentite e chiacchiere dietro le quinte sulle prossime elezioni regionali», è questa la richiesta formalizzata in una nota dai consiglieri regionali (non dem) del centrosinistra: lo speaker Arturo Lorenzoni, Erika Baldin del Movimento 5 Stelle, Renzo Masolo e Andrea Zanoni di Europa Verde ed Elena Ostanel del Veneto che vogliamo.
Una richiesta che i cinque formalizzeranno al segretario dem Andrea Martella, nell’ambito del tavolo del centrosinistra, convocato proprio per oggi, online.
«È soprattutto in questo spazio di confronto, che il centrosinistra ha avuto la lungimiranza di istituire per costruire un progetto condiviso, che desideriamo siano discussi profili e candidature, nella massima trasparenza e con spirito unitario» spiegano i cinque consiglieri.
Da sempre irritati dall’atteggiamento del Partito Democratico, che nei mesi non ha perso l’occasione per ricordare il proprio peso (importante) all’interno dell’opposizione; rivendicando, per questo, maggiori diritti, al momento dell’investitura del candidato della coalizione.
Fino a questo momento, erano stati chiacchiericcio e indiscrezioni da dietro le quinte. Alle quali ora cercano di mettere un punto i consiglieri regionali non dem. Consiglieri che, uniti, al Ferro-Fini hanno un peso pari ai colleghi del Pd.
«Serve continuare a confrontarci su un candidato o candidata di alto profilo – dicono – sopra le parti, che sappia interpretare genuinamente uno spirito di servizio alla cosa pubblica, oltre a condividere e interpretare con autorevolezza la visione di Veneto, alternativa a quella delle destre, che abbiamo sperimentato in questi mesi e anni di lavoro, dentro e fuori il Consiglio».
E quindi un civico. Anche perché, sostengono i consiglieri, «questo continuo rincorrersi di nomi e indiscrezioni rischia di generare solo confusione tra gli elettori, allontanandoci dall’obiettivo comune».
Un messaggio chiaro al Partito Democratico, all’interno del quale, negli ultimi tempi, stavano crescendo le quotazioni di Achille Variati (ma ci ha pensato lui, con una smentita, a silenziare qualsiasi voce) e della capogruppo Vanessa Camani.
Esperiti più volte, ma con scarsi risultati, i tentativi civici – un esempio su tutti è il caso di Antonella Viola – i dem erano tornati al terreno a loro più congeniale, e quindi il partito stesso. Senza passare dalle primarie, come chiesto dai compagni di coalizione, di fronte all’eventualità di una candidatura politica. Ma rispettando il volere del tavolo e dei rappresentanti politici che vi siedono attorno.
«È importante ribadire pubblicamente lo spirito e gli obiettivi che ci hanno portato a creare questo tavolo – dicono i consiglieri – non accontentarci di accordi di corto respiro, utili solo a superare la scadenza elettorale, ma lavorare a un'intesa solida e credibile, per oggi e per il futuro. Perché, davanti alla necessità di creare un'alternativa concreta e duratura per la nostra regione, serve una responsabilità diversa, seria e lungimirante».
Da qui, quindi, il profilo del candidato. «Abbiamo bisogno di generare entusiasmo e partecipazione, di coinvolgere la maggioranza delle persone che vede con diffidenza i giochi di partito» dicono i consiglieri, «E l'unico modo per riuscirci è scegliere una candidatura che tutte le forze sedute al tavolo possano sentire davvero propria».
I nomi? Diversi. Ma, almeno al momento, non ce n’è uno capace di stagliarsi sugli altri. Questione di settimane e bisognerà chiudere il cerchio.
Anche perché, ormai, le possibilità di voto nel 2026 sono più che ridotte al lumicino. E allora maggio sarà il mese fondamentale, e vale anche per il centrodestra, per sciogliere tutti i nodi di queste travagliatissime elezioni regionali.
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