Chiude il Ponte di Bassano Al lavoro gli operai-sub

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La piena del Brenta del 1748, poi l’incendio del 1813, quindi l’esplosione del 1945. In tre secoli il Ponte degli Alpini di Bassano è stato distrutto e poi ricostruito tre volte. E ora, nel nuovo millennio, l’opera di palladiana ideazione, monumento di una città e di una nazione, simbolo del sacrificio dei soldati della Prima Guerra Mondiale, torna a rischiare. Perché due delle quattro stilate (le colonne di sostegno immerse nel fiume) sono talmente degradate e “rosicchiate”, da assomigliare a torsoli di mela. Con tutto quello che ne consegue in termini di sicurezza e di tenuta. Tanto che ora il ponte verrà chiuso per un mese o anche più, il tempo necessario a ripristinarne la stabilità scongiurando qualsiasi pericolo di crollo. Il Comune di Bassano ha deciso di seguire la procedura di «somma urgenza» affidando a un progettista lo studio dei lavori necessari e chiedendo un preventivo a ditte altamente specializzate. Domani mattina ci saranno i sopralluoghi tecnici e poi, forse già nel pomeriggio, l’affidamento dell’incarico per garantire l’inizio dei lavori in settimana. Perché in questa vicenda che vede un intervento di ripristino incagliato da tre anni fra ricorsi al Tar, ritardi della ditta e revoca del contratto, non c’è più neppure un solo istante da perdere.
«È un monumento di tutti, auspico che si facciano le operazioni in brevissimo tempo», spiega il sindaco Riccardo Poletto che da almeno quattro anni sta combattendo per il ripristino dell’opera. Nel 2014 il ministero dei Beni Culturali garantì un finanziamento di 3 milioni per rifare l’opera attraverso la sostituzione dei legni ammalorati. Nel dicembre 2015 i lavori vennero assegnati alla Vardanega di Possagno e, a seguito di alcune irregolarità, alla Inco di Pergine Valsugana. Nel luglio 2016 il Tar riaffidò il cantiere ai trevigiani, ma l’intervento andò a singhiozzo e la giunta accusò la Vardanega dei ritardi. Lo scorso 3 maggio Il Comune ha infine stralciato il contratto e chiesto alla ditta di restituire 879 mila euro più altri 453 mila a titolo di danno. A fine mese, su questo contenzioso, ci sarà la sentenza d’appello, dopo che a luglio il giudice civile di Vicenza aveva dato ragione al sindaco. «Abbiamo perso due anni: ora i lavori sono stati affidati alla Inco che potrà iniziarli solo nel gennaio 2019 in quanto ci sono finestre specifiche per operare in alveo», spiega il sindaco Poletto. Nel frattempo le “fondamenta” sono andate sempre più degradandosi al punto da richiedere un intervento urgentissimo di rafforzamento.
Già la prossima settimana partiranno i lavori urgenti che interessano le stilate 3 e 4; interventi che servono a scongiurare il rischio di crollo. «A luglio abbiamo fatto un’ispezione subacquea scoprendo che i legni sono in condizioni pessime, ridotti come torsoli di una mela», spiega l’ingegnere Gianmaria De Stavola, il progettista incaricato dal Comune per i lavori di somma urgenza. E prosegue: «Le parti sotto acqua devono resistere a due stagioni piovose, l’autunno e la primavera. Dobbiamo puntellare le stilate 3 e 4 e procedere con urgenza. Si tratta di un intervento molto particolare perché si dovrà lavorare in acqua, con i sommozzatori». La durata stimata dell’intervento è di 5 settimane e in questa fase il ponte resterà chiuso. Anche se il sindaco Poletto spera in tempi più rapidi: «Cercheremo di limitare il più possibile le chiusura», afferma, «ma prima di tutto, viene la sicurezza». Prima di tutto e più che mai dopo la tragedia di Genova. —
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