Cirino Pomicino: povera Italia delle Giovani Marmotte

di RENZO MAZZARO
Ha subìto 42 processi, il carcere, un trapianto di cuore, due condanne, una riabilitazione, sempre occupando un posto in prima fila, sia nella prima che nella seconda repubblica. Paolo Cirino Pomicino, napoletano, democristiano non pentito, scherza con la vita e si prende le vendette sulla politica nel libro «La repubblica delle giovani marmotte». E l'Italia smemorata di Matteo Renzi, dove il passato è un paese straniero e chi viene da lì sembra un gigante in mezzo ai nanerottoli di oggi. Libro dissacrante, simpatico e per certi versi tremendo, a dispetto del titolo ironico. Inutile contrattaccare dicendogli che se oggi la repubblica è guidata dalle giovani marmotte, ieri vivevamo in quella della banda Bassotti e del commissario Basettoni. Pomicino prende il Belpaese e lo sbatte sul tappeto ad ogni pagina. Il Belpaese siamo noi, c'è poco da ridere.
. Come dobbiamo chiamarla, onorevole, dottore?
«Semplicemente Pomicino».
Ci spiega perché da laureato in medicina lei faceva il ministro del bilancio?
«Questa della competenza specifica per un ministro è un errore. La visione politica non è quella professionale. Sarei stato un pessimo ministro della sanità, perché l’avrei fatto con convinzioni rigide, data la mia conoscenza del settore».
Meglio essere ignoranti?
«Da vent’anni abbiamo alla guida dell'economia tecnici, banchieri centrali o di banche d'affari e i disastri sono sotto gli occhi di tutti. La tecnica va in soccorso della politica ma la politica ha bisogno di essere libera da rigidità professionali».
Dunque è colpa dei tecnici?
«L’economia è troppo seria per lasciarla fare agli economisti: infatti il debito è quasi triplicato, le disuguaglianze sociali sono aumentate, l’Italia è diventata la cenerentola d’Europa».
È ingeneroso, dimentica che c'è la globalizzazione.
«La globalizzazione ha fatto uscire un miliardo di persone dalla povertà. È l’uso finanziario dei capitali che ha impoverito il ceto medio in tutti i Paesi occidentali».
Neanche la prima Repubblica scherzava, quanto a dilapidare risorse pubbliche.
«Con la differenza che i patrimoni dei leader della prima repubblica non si sono trovati, per il semplice motivo che non c’erano. Quella del cattolicesimo democratico è rimasta l’unica cultura di riferimento della politica oggi».
Lei dice che siete stati i vincitori della storia, ma vi hanno messi in carcere.
«Abbiamo fatto errori, il primo è stato non dire al Paese che la politica per funzionare ha bisogno di risorse e bisognava chiederle alla luce del sole. Ma ieri si finanziavano i partiti e le campagne elettorali, oggi le fortune personali».
Voterà sì o no al referendum di ottobre?
«Voterò no, per un motivo semplice: con l’Italicum i senatori saranno eletti dai consigli regionali e non dai cittadini».
E come venivano scelti i candidati nella prima repubblica? Erano cooptati dai partiti che lei rimpiange.
«Ma poi venivano eletti con le preferenze».
Che sono scomparse con il porcellum.
«Certo, io non lo difendo, dico che la situazione si aggrava ulteriormente: tra riforma costituzionale e nuova legge elettorale, l’Italia verrà governata da una minoranza».
Democrazia espropriata, dunque: quando ad espropriarla è la massoneria, nessuno dice niente?
«Io l’ho scritto. In questi 20 anni l’Italia ha venduto tutte le sue eccellenze finanziarie e industriali. Siamo diventati un mercato per i fondi sovrani dell’Est del pianeta e per i fondi speculativi dell’Occidente».
Non è che poi Berlusconi ha salvato Alitalia gratis.
«Infatti, non l'ha salvata per niente. Io stavo all’opposizione, avevo spiegato a Prodi che la soluzione doveva esser l’alleanza con Klm e Air France».
Lei li definisce due circhi equestri, diversi ma in fondo equivalenti.
«Non è che io sia Pico della Mirandola e gli altri tutti cretini, io sono figlio di culture politiche e di un’esperienza, quelli di oggi sono figli di una inesperienza totale e privi di qualunque tipo di cultura politica. Ha visto quando si incontrano i leader europei? Tutti abbracciano tutti. Lei ha mai visto abbracciarsi Andreotti, Kohl e Mitterrand? Quelli erano statisti, questi si tengono in piedi assieme».
Sa che faremo un referendum anche nel Veneto per diventare regione autonoma?
«Non sapevo. Un referendum a perdere tempo».
Lei si attirerà le antipatie della Lega.
«Un referendum a perdere tempo, prova dello sgretolamento del Paese".
Non sarebbe ora di cancellare le regioni speciali?
«Sì, dopo settant’anni è certamente il caso di riportarle al passo con le altre».
Perché non succede?
«Cosa vuole che le dica… ».
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