Concordato Mantovani, 185 con il fiato sospeso

padova
L’Impresa di Costruzioni ing. E. Mantovani ha presentato al tribunale di Padova la domanda di concordato in continuità aziendale. Una volta accettata dai giudici ci saranno quattro mesi (più eventualmente altri due) per trovare una soluzione ai problemi della società che fa capo alla famiglia Chiarotto, attraverso Serenissima Holding. Altrimenti potrebbe essere necessario proseguire con la vendita degli asset detenuti dalla Mantovani, tra cui la partecipazione al Terminal Fusina (pari al 67%), il terminal passeggeri, auto, camion e rimorchi, che non si esclude possa interessare anche a fondi internazionali. Oppure il 47% della Sifa, la società del trattamento acque di Porto Marghera. La Mantovani partecipa a u diversi project già approvati per infrastrutture viarie, che attendono il finanziamento.
La motivazione della richiesta di “concordato in bianco” (l’azienda può bloccare le azioni dei creditori, ai quali presenterà un piano di risanamento, da realizzare entro date stabilite dal giudice) è quella di “garantire il rispetto dei diritti dei creditori”. A questo si aggiunge lo “svolgimento ordinato ed efficiente della composizione della crisi aziendale”.
Nelle pieghe delle dichiarazioni ufficiali l’attacco è diretto ai mancati pagamenti per le principali commesse come Mose ed Expo 2015, e alla “ostilità” da parte dei commissari straordinari del Consorzio Venezia Nuova. Si tratta di un credito di 50 milioni di euro.
A giugno 2017 Mantovani si era rivolta al Tar dopo che i commissari del consorzio avevano revocato per la prima volta i lavori del Mose. E si attende ancora la decisione. Qualche mese dopo si è rivolta al tribunale di Venezia per riscuotere il credito sempre nei confronti del Consorzio, della sua controllata Co.Ve.La.. Nel piano di risanamento aziendale, l’estate scorsa, è stato firmato l’accordo per l’affitto di ramo d’azienda a una società che partecipata da Coge International ltd con sede a Londra, e che fa riferimento alla famiglia Ferrari, storica realtà del mondo delle costruzioni nell’area lombarda. E' nata così Come Mantovani. Giorni fa i due amministratori straordinari del Consorzio Venezia Nuova Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola hanno ribadito che «l’impresa non può passare le quote a un’altra». Quindi “Coge” ni non può mettere mano al Mose. Oggi alla Mantovani lavorano una settantina di dipendenti, mentre alla “Coge” sono 115. «Questo è un provvedimento che ci attendavamo» ha commentato Gino Gregnanin di Feneal-Uil, «il trasferimento dei lavoratori alla Coge Mantovani era propedeutico all’atto formale di questi giorni, una decisione preparata da tempo. Speriamo che la richiesta di lavorare al Mose sia accettata. Le nostre perplessità sull’affitto del ramo di azienda permangono. Auspichiamo ora l’intervento del prefetto per far lavorare la Coge Mantovani al Mose, altrimenti l’opera non sarà messa in funzione e ne pagheranno le conseguenze i lavoratori». La Mantovani prosegue per la sua strada: «Il piano dell’azienda prevede la continuità aziendale di progetti di sviluppo infrastrutturale e in parallelo al realizzo dei crediti pregressi e la dismissione di importanti attivi, immobiliari e di partecipazioni».—
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