Confisca preventiva all’imprenditore Candian

DOLO. Non sono i dieci milioni di euro richiesti dal Pubblico ministero, ma comunque il sequestro definitivo di 3,8 milioni decretato dal Tribunale di Venezia il 3 maggio scorso, non dev’essere stato indolore nemmeno per Loris Candian, originario di Dolo, per molti anni imprenditore nel ramo dei rifiuti a cui la Procura aveva attribuito un patrimonio fatto da ville, case, quote di fondi azionari per un valore di dieci milioni.
Il collegio giudicante composto dalla presidente Alberta Beccaro e dai giudici Priscilla Valgimigli e Alessandro Gualtieri ha infatti accolto l’impostazione della procura secondo la quale «per molti anni Loris Candian sia stato dedito, per finalità di profitto, a traffici illeciti di rifiuti per quantitativi ingenti, e abbia improntato su basi delittuose […] l’operatività della Cal srl, società di cui è stato legale rappresentante». La Procura aveva proceduto nel maggio dell’anno scorso, a un sequestro precauzionale del patrimonio dell’imprenditore tra cui la lussuosa villa veneta Gussoni di Noventa Padovana composta di «35 stanze e varie pertinenze» per il pericolo concreto che i beni venissero «dispersi, sottratti o alienati». Provvedimento confermato dal Tribunale del Riesame. Il provvedimento di confisca preventiva, una novità nel campo del traffico illecito dei rifiuti in Veneto, ha la funzione di «impedire che il circuito economico legale venga funzionalmente alterato da anomali accumuli di ricchezza aventi illecita provenienza». E gli «accumuli di ricchezza» nel caso di Loris Candian derivavano di un’attività illecita continuativa che consisteva sostanzialmente nella «miscelazione di rifiuti pericolosi» che poi venivano inviati allo stabilimento di destinazione senza che fosse possibile rintracciare l’origine o la composizione. Il rifiuto pericoloso veniva così «declassato», si risparmiava sul trattamento, e le miscele venefiche venivano considerate alla stregua di banali rifiuti.
Loris Candian non ha mai subito una condanna penale definitiva e questo fatto delinea, secondo la procura veneziana, «un quadro sconcertante e amarissimo della situazione della giustizia in questo paese». La più clamorosa inchiesta in cui è stato coinvolto Candian è emersa nel 2005 quando venne alla luce la sua impresa, la Cal, in collaborazione la ditta Rossato di Pianiga fingevano di trattare le vecchie traversine delle ferrovie imbevute di un distillato del petrolio, il cresoto, altamente cancerogeno. In realtà il trattamento era del tutto fittizio e le traversine venivano vendute tal quali.
Gianni Belloni
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