Consumo di suolo, il Veneto dietro solo alla Lombardia
L’Ispra assegna la maglia nera per il consumo nel 2024 a Verona, seguita da Treviso, Padova, Venezia, Vicenza, Rovigo e Belluno a chiudere. Ma le ruspe arrivano anche nelle località turistiche

Veneto al secondo posto nella classifica italiana delle regioni a maggior consumo di suolo. Lo rileva il rapporto Snpa (Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente) “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, che fotografa l’evoluzione di un fenomeno capace di incidere sulla qualità della vita, sull’ambiente e sugli ecosistemi. Il documento non si limita a registrare le criticità: emergono anche esperienze di rigenerazione e rinaturalizzazione che mostrano come invertire la rotta sia possibile.
La nostra regione ha coperto con il cemento l’11,86% delle sue terre.
Davanti c’è solo la Lombardia.
L’indagine nazionale
ll territorio italiano cambia ancora: nel 2024 sono stati coperti da nuove superfici artificiali quasi 84 chilometri quadrati, con un incremento del 16% rispetto all’anno precedente. Con oltre 78 km quadrati di consumo di suolo netto si tratta del valore più alto dell’ultimo decennio. A fronte di poco più di 5 km quadrati restituiti alla natura, il quadro resta sbilanciato: ogni ora si perde una porzione di suolo pari a circa 10mila metri quadrati, come se dal mosaico del territorio venisse staccato un tassello dopo l’altro.
Ad accompagnare il Rapporto Snpa c’è, come ogni anno, l’EcoAtlante di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale): mappe interattive e scaricabili che consentono di osservare le trasformazioni del territorio e personalizzare le informazioni in base alle esigenze.
La situazione veneta
Impressionante la fotografia del Veneto scattata dall’EcoAtlante. Il rosso evidenzia il consumo di suolo nel 2024 considerando la percentuale sulla superficie amministrativa (tabella 1), il consumo di suolo annuale netto misurando la densità dei cambiamenti rispetto alla superficie comunale (tabella 2), il suolo consumato nel 2024 pro capite a livello comunale (tabella 3) e quello annuale netto nel bienno 2023 - 2024 sempre pro capite a livello comunale (tabella 4).
Tabella 1

Tabella 2

Tabella 3

Tabella 4

Le ruspe avanzano un po’ ovunque erodendo il verde.
Se l’analisi si sofferma ad analizzare la situazione provincia per provincia, la maglia nera per il consumo nel 2024 spetta a Verona, seguita da Treviso, Padova, Venezia, Vicenza, Rovigo e Belluno a chiudere.


Raffinando l’analisi fino a considerare il consumo nei comuni, escludendo le grandi città, si fanno avanti le località turistiche sia di mare (Jesolo ad esempio) che di montagna (Perarolo di Cadore per citarne una).

Il ripristino in Italia
Con la parola ripristino si intendono quelle aree in cui il suolo da una condizione martificializzata torna a una naturalizzata, spesso dovuta alla rimozione delle aree di cantiere. Tale processo, lento a prendere piede nel nostro paese, nel 2024 interessa una superficie complessiva di 5,2 chilometri quadrati, in calo rispetto agli 8,2 chilometri quadrati del 2023.
Un caso particolare è quello dell’Emilia-Romagna, che ripristina durante lo scorso anno 143 ettari di suolo, grazie soprattutto alla rinaturalizzazione di cave dismesse e alla chiusura di cantieri legati balla realizzazione di metanodotti e di altre opere.
La necessità di intervenire sul ripristino del suolo trova oggi un ulteriore riconoscimento: oltre al recente Regolamento sul ripristino della natura, il Parlamento europeo ha approvato il 23 ottobre 2025 la prima Direttiva sul suolo, che definisce un quadro comune per monitorarne la salute e contrastarne il degrado. L’obiettivo è
raggiungere suoli sani in tutta Europa e ridurne il consumo. Il sistema di monitoraggio Snpa, già in linea con le nuove disposizioni europee, è stato uno dei principali punti di riferimento nella definizione della Direttiva.
Regioni mangiasuolo e regioni virtuose
Al 2024 in 15 regioni risulta ormai consumato più del 5% di territorio, con massimi in Lombardia (12,22%), Veneto (11,86%) e Campania (10,61%). Il maggiore consumo di suolo annuale si osserva in Emilia-Romagna, che è la regione con i valori più alti sia per le perdite sia per gli interventi di recupero, e registra un consumo di circa 1.000 ettari. Di questi, l’86% è di tipo reversibile e, quindi, recuperabile in futuro. Seguono Lombardia (834 ettari), Puglia (818 ettari), Sicilia (799 ettari) e Lazio (785 ettari).
La crescita percentuale maggiore dell’ultimo anno è avvenuta in Sardegna (+0,83%), Abruzzo (+0,59%), Lazio (+0,56%) e Puglia (+0,52%), mentre l’Emilia-Romagna si ferma al +0,50%.
Anche la Valle d’Aosta, che resta la regione con il consumo inferiore, aggiunge comunque più di 10 ettari di nuovo consumo. La Liguria (28 ettari) e il Molise (49 ettari) sono le uniche regioni, insieme alla Valle d’Aosta, con un consumo al di sotto di 50 ettari.
Aree a rischio dissesto, coste e aree protette
Confermata, anche per l’anno preso in considerazione, la tendenza al rialzo della superficie di suolo consumato nelle aree a rischio dissesto dove il fenomeno, dopo il rallentamento registrato nel 2023, torna a correre: +1.303 ettari nelle zone a pericolosità idraulica media e +600 ettari nelle zone a pericolosità da frana.
Prosegue l’impermeabilizzazione lungo le fasce costiere, dove la percentuale di suolo consumato nei primi 300 metri dal mare è più del triplo del resto del territorio nazionale (22,9%), nelle pianure (11,4%), nei fondi valle e nelle aree a vocazione agricola vicino a quelle urbane.
Diminuisce ancora la disponibilità di verde in città: il 2024 registra una perdita ulteriore di oltre 3.750 ettari di aree naturali.
In crescita il consumo di suolo nelle aree protette nelle quali si ricoprono altri 81 ettari dei quali oltre il 73% riguarda i Parchi naturali nazionali (28,7 ettari) e regionali (30,8 ettari). Nelle aree Natura 2000, infine, le nuove superfici artificiali ammontano a 192,6 ettari (+14% rispetto allo scorso anno).
Fotovoltaico a terra
Nel 2024 il consumo di suolo dovuto ai nuovi pannelli fotovoltaici risulta quadruplicato: si passa dai 420 ettari del 2023 a oltre 1.700 ettari del 2024 (dei quali l’80% su superfici precedentemente utilizzate ai fini agricoli) di suolo ricoperto, un aumento notevole se si considerano i 75 ettari e i 263 rilevati rispettivamente nel 2021 e nel
2022. Tra le regioni che destinano più territorio a questo tipo di impianti spiccano Lazio (443 ettari), Sardegna (293 ettari) e Sicilia (272 ettari).
Passa, infine, dai 254 ettari del 2023 ai 132 ettari del 2024 la superficie destinata agli impianti fotovoltaici a terra come l’agrivoltaico che, limitando l’impatto sul suolo, non vengono considerati tra le cause di consumo.
Logistica e sviluppo dei data center
Anche su questo fronte non si registrano diminuzioni: dal 2006 a oggi, le coperture artificiali riconducibili alla logistica raggiungono un totale di poco superiore ai 6.000 ettari. Un fenomeno che risulta in aumento soprattutto in Emilia-Romagna (+107 ettari), Piemonte (+74 ettari) e Lombardia (+69 ettari).
Negli ultimi anni, al progressivo consumo di suolo dovuto alla logistica si è affiancata una nuova dinamica territoriale dovuta all’espansione dei data center, alimentata dalla crescente esigenza di infrastrutture digitali e servizi cloud. Tale sviluppo ha comportato, nel solo anno 2024 e considerando gli interventi più significativi, l'occupazione di oltre 37 ettari di superficie, con una concentrazione prevalente nelle aree settentrionali del Paese.
I dati aggiornati del consumo di suolo in Italia evidenziano la necessità di incentivare il passaggio dalla logica dell'espansione su aree naturali alla logica della rigenerazione, della riqualificazione e del riutilizzo delle aree costruite esistenti, dando la priorità assoluta al riuso al recupero delle aree già edificate e urbanizzate, a partire da quelle dismesse o degradate.
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