Covid in Veneto, ritorna la zona gialla da lunedì. Ecco cosa si può fare

Dopo un mese di rosso e arancio la nostra regione ha visto calare la curva di contagio ed è entrata in fascia più bassa. Qui tutte le nuove aperture e le limitazioni che invece saranno mantenute
BORIN . AG.FOTOFILM . TREVISO . PRIMO SPRIZ AL BAR
BORIN . AG.FOTOFILM . TREVISO . PRIMO SPRIZ AL BAR
VENEZIA. Bentornata zona gialla che sarà in vigore dalla mezzanotte di domenica, quindi di fatto da lunedì. Sono tante le differenze che permetteranno ora ai veneti di riprendere abitudini economiche e di socialità un po’ più permissive rispetto a quelle precedenti.
 
Domenica o lunedì, il pasticcio. Le regioni che passeranno alla fascia gialla per effetto della decadenza delle ordinanze già previste e perchè passati i 14 giorni di permanenza nella fascia precedente come previsto dal Dpcm, lo saranno da lunedi. Secondo quanto si apprende, infatti, fino a domenica sono in vigore i precedenti provvedimenti. L'equivoco era nato dal fatto che diversi governatori avevano parlano di domenica.
 
Qui di seguito l'ordinanza integrale del Ministero della Salute.
 
 
Lungo periodo
Il Veneto era zona arancio da subito dopo le festa dell’Epifania, esattamente da domenica 10 gennaio, tre settimane, gli ultimi giorni di giallo erano stati il 7 e 8 gennaio. Prima però era stato zona arancio per pochi giorni “a singhiozzo” tra le zone rosse decise dal governo per le Feste di Natale e Capodanno.  E prima ancora delle zone rosse nazionali (introdotte il 24 dicembre) il Veneto era diventato arancione il 19 dicembre, dopo la autonoma decisione del presidente della Regione, in concomitanza con l’impennarsi della curva pandemica in quel periodo.
 
PER APPROFONDIRE
 
Da quando
Il Dpcm sarà operativo dalla mezzanotte successiva a domenica 30 gennaio e  il presidente della Regione Luca Zaia ha anticipato che di conseguenza gli effetti operativi del cambio in zona gialla non potranno avvenire prima di lunedì 1 febbraio. Parecchie le ragioni dietro a questa scelta. Vediamole.
 
La prima è indubbiamente l’organizzazione di alcuni servizi  che dovranno adeguarsi a quanto previsto dal Decreto del presidente del Consiglio di ministri (Dpcm) Antonio Conte, dopo le indicazioni del Comitato tecnico scientifico (Cts).
 
La seconda è mantenere ancora per un fine settimana la zona arancione, che ha dimostrato di essere stata in gradi di rallentare la curva dei contagi e poi di farla scendere.
 
La terza è la contemporaneità con la ripresa delle lezioni in presenza per la scuola superiore. Quest’ultima, però, sarà mantenuta al 50%, in accordo con la direzione scolastica regionale.
 
Il timore infatti è che la ripresa delle lezioni in presenza e gli spostamenti di così tanti ragazzi riaccendano la miccia dei contagi in tempi in cui la “terza ondata pandemica”, con le varianti inglesi, brasiliana e sudafricana, è dietro l’angolo. Non a caso molti Paesi hanno vietato gli ingressi da Gran Bretagna, Brasile e Sud Africa.
 
PER APPROFONDIRE.
 
Cosa si potrà fare
La cosa più visibile da lunedì sarà la riapertura dei bar, ristoranti ed esercizi pubblici. Il limite sarà fissato dal Dpcm, ma se saranno mantenute le precedenti prescrizioni per le zone gialle la chiusura avverrà alle 18.
 
Ci si potrà muovere anche all’interno della Regione e non più all’interno dei confini comunali.
In area gialla però resta il divieto di spostarsi fuori regione.
 
Resteranno invece chiusi nei fine settimana i centri commerciali, così come nei giorni festivi e prefestivi; ma restano aperti, al loro interno, farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, alimentari, tabaccherie, edicole, librerie e vivai. In gialla aperti i musei ma solo nei feriali.
 
Si potranno riprendere le visite: tra le 15 e le 22, una sola volta al giorno, massimo due persone esclusi i minori di 14 anni conviventi con i visitatori.
 
Si riprenderà, come detto, la scuola in presenza per le superiori, anche se limitata al 50% degli alunni. Tutti in aula invece gli alunni di primaria e secondaria di primo grado (le medie), come già avviene.
 
Per comodità ecco la mappa con le differenze tra zone
 
 
Cosa non si potrà fare.
 
Oltre al contravvenire agli orari di chiusura degli esercizi pubblici (per i bar vietato anche l'asporto), resta vietato ogni assembramento, così come resta obbligatorio l'uso delle mascherine, del distanziamento sociale nei negozi e l'igienizzazione delle mani.
 
Vietato anche sforare le presenze massime previste per ogni locale pubblico in base alle regole di distanziamento sociale.
 
Le saracinesche resteranno comunque abbassate per cinema, teatri e palestre.
 
Vietato, come abbiamo visto, ogni trasferimento fuori regione che non sia comprovato dalle eccezioni previste dai Dpcm: motivi di lavoro, salute, improgabili gravi esigenze.
 
La replica di Zaia: "Attenzione non è un gioco a premi"

«Ho avuto una conversazione col ministro Speranza che mi ha confermato che il Veneto diventerà zona gialla. Ma, come ho sempre detto, le zone non sono un gioco a premi dove si vince o si perde».

Lo dice il presidente della Regione Luca Zaia. «Dobbiamo prendere atto - prosegue - che siamo ancora nel pieno della pandemia, ed è fuori luogo pensare che sia finita. Non è catastrofismo ma la presa d'atto di quello che accade, non solo in Italia, ma in tutta Europa. Il ritorno in area gialla va vissuto da ognuno di noi con responsabilità, evitando gli assembramenti, indossando in modo maniacale la mascherina e igienizzando con grande frequenza le mani, perché in un battibaleno lo scenario potrebbe cambiare in arancio o in rosso, e quindi - conclude Zaia - portare a nuove chiusure».

«Non guardiamo solo a noi, ma anche all'Europa - aggiunge Zaia - dove la Germania è in lockdown duro ma fatica a uscirne, la Francia ha annunciato nuove dure restrizioni, come l'Inghilterra che ha superato i centomila morti, la Spagna sta ricominciando a crescere. Questo per capire che il rischio di considerarsi un'isola felice va assolutamente evitato. Nell'auspicio che ciò non accada, la Sanità del Veneto ci mette e ci metterà tutto l'impegno umanamente e strutturalmente possibile. Con la prevenzione, i controlli, il contact tracing e il monitoraggio di tutto quanto accade nella comunità, per essere tempestivi nel monitorare e nell'intervenire, con il lavoro strenuo di tutti i sanitari in tutti gli ospedali».

Secondo il presidente veneto «anche se la vita potrà sembrare riavvicinarsi alla normalità come movimentazione complessiva, la vera sfida si dovrà combattere ancora, perché se le cose peggiorano gli ospedali rischiano il collasso, e se vanno in collasso gli ospedali non potranno più essere garantite le migliori cure ai malati Covid, ma anche a tutti i portatori di altre patologie. Evitarlo è la sfida che tutti noi dobbiamo contribuire a vincere. Perderla - conclude - si tradurrebbe in malattia per le singole persone e nel collasso per gli ospedali».

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