Crac di 4,5 milioni di euro per l’hotel ad Auronzo dove alloggiava la Lazio: 4 denunce

L’albergo Auronzo per 16 anni è stato la sede del ritiro della squadra della capitale. Secondo l’accusa ci sarebbe stato un piano dietro al dissesto della struttura. Fatture gonfiate per la ristrutturazione, l’amministratore avrebbe usato soldi della società per cene e centri estetici

Una veduta dell'hotel Auronzo ad Auronzo di Cadore
Una veduta dell'hotel Auronzo ad Auronzo di Cadore

Quattro persone sono state denunciate dalla Guardia di Finanza di Belluno per il crac di 4, 5 milioni di euro dell’hotel Auronzo ad Auronzo di Cadore, dichiarato fallito nel 2022.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta patrimoniale, preferenziale e documentale, per aver ideato, pianificato e realizzato un piano che ha portato al dissesto finanziario della struttura alberghiera, sede, dal 2008 al 2024, del ritiro precampionato della Lazio.

In particolare sono state esaminate le operazioni economico-commerciali e societarie avvenute tra l'impresa del Cadore ed il proprio socio unico (società di capitali napoletana fallita nel 2012), attraverso le quali sono state illecitamente dirottate a quest'ultimo ingenti risorse ottenute dal sistema bancario.

Secondo l'accusa, l'amministratore della società aveva dilapidato la riserva di conferimento erogando, in più tranches nel 2010, circa 800 mila euro alla controllante, in assenza di una specifica delibera assembleare, di valide ragioni economiche e della riserva legale, violando le norme del codice civile. È stato anche scoperto l'utilizzo di fatture gonfiate per circa 1,6 milioni di euro per lavori di ristrutturazione dell'albergo commissionati al socio unico il quale, poi, li avrebbe subappaltati a vari soggetti economici.

I lavori, interamente finanziati da un ignaro istituto di credito, erano stati eseguiti per 300 mila euro a fronte di una fatturazione di 1,9 milioni. Il raffronto tra le transazioni finanziarie e le scritture contabili ha inoltre permesso di accertare che la società bellunese aveva illecitamente rimborsato alla controllante partenopea un pregresso finanziamento per 250 mila euro.

L'amministratore della società fallita ha utilizzato circa 130 mila euro per fini estranei alla realtà aziendale, usandoli per pagare viaggi, soggiorni, pranzi, cene e centri estetici. Il depauperamento della società bellunese si è così concluso con la fraudolenta cessione della porzione di un fabbricato aziendale, del valore di oltre 500 mila euro, ad un cittadino campano, privilegiandone illegittimamente le pretese creditorie.

Le indagini hanno portato poi al coinvolgimento di altre due persone, un napoletano e un romano, in relazione all'occultamento della documentazione amministrativa della società, trovata solo i seguito ad una perquisizione. 

L’attuale proprietà non ha alcun legame con la questione ed oggi l’hotel è aperto e operante,

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova