Cuore artificiale, Padova da primato
L’operazione, prima del genere in Italia, al Centro Gallucci su un uomo di Jesolo di 54 anni. Nel nostro Paese servirebbero almeno trecento cuori all’anno ma la disponibilità è sempre inferiore

Gino Gerosa
Si è svegliato nel giorno del compleanno con una nuova speranza di vita, grazie a un cuore artificiale. Per un paziente di 54 anni, giunto al Centro «Gallucci» in condizioni critiche, la speranza si chiama Tah: impiantato per la prima volta in Italia, dovrà mantenere il paziente in condizioni di vita quasi normali, in attesa di un vero trapianto da donatore. A eseguire l’intervento è stata l’équipe medica diretta da Gino Gerosa, impegnata in sala operatoria per 13 ore complessive. Il Tah pesa 160 grammi ed è formato da due camere ventricolari in poliuretano, dove circola il sangue, spinto dall’aria proveniente da una consolle esterna, che dovrà essere ricaricata ogni sei ore.
E con 160 grammi di poliuretano a forma di cuore (due gusci e quattro membrane, un capolavoro di bioingegneria) piazzati al posto del suo muscolo cardiaco.
Prima il suo elettrocardiogramma segnalava il battito, e lui stava morendo; adesso il tracciato è piatto, ma lui è vivo. Molto più vivo di quanto fosse prima dell’intervento con il quale venerdì l’équipe cardiochirurgica di Gino Gerosa (una decina di persone) gli ha impiantato il primo - in Italia - cuore totale artificiale. Un aggeggio completamente meccanico (costruito in Arizona, costo 80 mila euro) che ha sostituito in toto il vero organo: risultato, guardare il monitor a cui il paziente - veneziano di Jesolo - è collegato è un’esperienza che ha del paranormale. Mentre il tracciato della pressione arteriosa fa le sue belle curve, quello del battito cardiaco è teso come la corda di un funambolo. Piatto.
Di solito non è un segnale che spalanca le porte alla speranza, diciamo così, ma in questo caso è proprio quello che ci si aspettava: niente battito, in mancanza di cuore vero. Ma per il resto, il paziente che era arrivato nel reparto padovano il 30 novembre, dopo due interventi inutili («in altro ospedale», buttano lì con discreta insistenza Adriano Cestrone, direttore generale azienda ospedaliera e Gerosa) e già incamminato nel famoso buio tunnel, ha ripreso le funzioni vitali.
Paziente considerato terminale, nemmeno nelle condizioni di ricevere un cuore vero se ci fosse stata l’occasione, si era addormentato appeso ad un battito sfinito; si è risvegliato dopo quasi 50 ore. Vivo e con il diritto a sperarla ancora, la vita.
Appena ha potuto, con voce esausta e un sorriso ha confermato ai medici la piena fiducia in loro e ha ringraziato per gli auguri di compleanno. Ora comincerà il grande lavoro della riabilitazione e, se tutto andrà bene o comunque senza grossi intoppi, tra un mese potrà tornare a casa. Dalla sua famiglia.
Potrà anche cominciare a muoversi, un po’. Il cuore artificiale in questione è in due parti: una sostituisce l’organo vero nella cavità toracica; l’altra la chiamano consolle esterna ed è collegata al cuore in poliuretano da due linee pneumatiche. Sarebbero tubicini che fuoriescono da sotto il torace e si innestano nella consolle da dove ricevono aria compressa indispensabile a dare movimento al sangue e far muovere i diaframmi meccanici. Il paziente potrà camminare ma sempre con una sorta di sacca (del peso di 10-15 chili) appesa alla spalla o versione carrellino. L’autonomia è di 6-8 ore, poi le bombole ad aria compressa vanno ricaricate e anche le batterie della consolle: vanno bene quelle al litio, come fosse una videocamera o un cellulare.
Sono 450 i cuori artificiali impiantati nel mondo: uno a Padova che in questo momento è il cuore d’Italia, gli altri 449 in Usa, Francia e Inghilterra. Spiega il professor Gerosa - che con tutta la sua équipe, Cestrone e il preside di Medicina Giorgio Palù, ieri ha orgogliosamente dato fiato alle trombe della buona sanità, anzi dell’eccellenza padovana - che la sopravvivenza si attesta sull’80%. Per per ora almeno, il cuore artificiale a causa del rischio usura è un ponte, lungo al massimo un paio d’anni, verso il trapianto di un organo umano.
Così sarà anche per il veneziano appena operato: tra sei mesi o magari ventiquattro dovrà tornare sotto i ferri, quando arriverà un cuore pulsante adatto a lui. Ma quei ventricoli con annessi e connessi meccanici, e qualche aggiustamento, sono il futuro, spiega Gerosa: la maggior parte dei donatori d’organi in Italia sono anziani e se non ci sono problemi per i reni, il cuore è difficilmente riutilizzabile (così è, pur sempre di riciclaggio si tratta) perché quasi sempre danneggiato dal lungo uso. In Italia servirebbero 300-310 cuori all’anno, ne è disponibile solo la metà: vuol dire che 150 persone muoiono nell’attesa di un organo compatibile. La cardiochirugia padovana ha fatto da apripista nazionale per l’unico sistema alternativo esistente, il cuore meccanico con il sistema CardioWest.
«Verrà impiantato solo a pazienti in gravi condizioni, quelli che hanno un grave danno all’organo e quindi la necessità di pompare molto sangue, subito», aggiunge Antonio Gambino, aiuto di Gerosa. La portata del cuoricione artificiale arriva a 9.5 litri al minuto, quella di un cuore adulto sano, a riposo è di circa 5 litri.
Al momento non c’è lista d’attesa per tale intervento, ma è probabile che presto ci sarà e Gerosa già pensa al nuovo polo di cardiochirurgia, nel nuovo ospedale. «E bisognerà organizzare una rete nazionale di assistenza per supportare questi pazienti a domicilio, creare un network». E i costi? E’ vero, precisa Cestrone, l’azienda ospedaliera ha un deficit di 50 milioni di euro ma è stato preventivamente autorizzato dalla Regione e tutti gli impianti di cuori artificiali che serviranno, li faremo. «Il paziente non va considerato come un costo, ma una risorsa», dichiara. In molti prenderanno nota, ché non sempre dentro gli ospedali ma fuor di eccellenza capita di sentirsi tali.
Un cuore in poliuretano in attesa del trapianto, cosa ne pensate? Che considerazioni vi suggeriscono le nuove frontiere della medicina?
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
Leggi anche
Video