Cura anti rabbia “made in Veneto”

PADOVA. Ogni anno muoiono di rabbia 30 mila bambini nelle zone più isolate di India, Cina e Africa. E altrettanti sono gli adulti. Una soluzione a questa emergenza potrebbe arrivare dal lavoro svolto nei laboratori dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie di Legnaro. Con una ricerca durata oltre cinque anni sono stati identificati due anticorpi monoclonali ad ampio spettro ed elevata potenza contro il virus della rabbia e altri virus appartenenti alla famiglia dei Lyssavirus. I risultati della ricerca condotta dall'istituto padovano con altri gruppi di ricerca svizzeri, francesi e inglesi, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica EMBO Molecular Medicine. E dimostrano come l'associazione dei due anticorpi (RVC20 e RVC58), derivati da un donatore vaccinato contro la rabbia, può avere una potenza fino a mille volte superiore ai trattamenti esistenti, a base di immunoglobuline umane. «Il cocktail di anticorpi che abbiamo sviluppato ha grandi potenzialità, potrebbe non solo rimpiazzare le immunoglobuline attualmente in commercio, ma anche aprire una nuova strada nel trattamento della rabbia - ha spiegato Paola De Benedictis, virologa e veterinaria presso l'IZSVe - Abbiamo infatti osservato "in vivo" che anche 40 giorni dopo la somministrazione del cocktail si registra un potente effetto neutralizzante, suggerendo che la finestra terapeutica determinata dal cocktail di RVC20 e RVC58 possa essere notevolmente più ampia di quanto atteso». Il virus della rabbia è presente in diversi ospiti animali nel mondo e se trasmesso all'uomo può causare un'infezione mortale in quasi il 100% dei casi. Non esistono terapie specifiche a patologia conclamata, l'unico intervento medico ora disponibile è costituito da una vaccinazione post-esposizione associata a immunoglobuline rabbia specifiche di origine umana o equina. I costi elevati e la disponibilità ridotta del trattamento post-esposizione costituiscono un problema molto grave in particolare nelle aree povere del mondo. Ogni anno, infatti, vengono prodotte circa un milione di dosi di immunoglobuline rabbia-specifiche e il 60% della popolazione ad alto rischio non ne ha accesso.
Nicola Brillo
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