Da sindaco di Musile a uomo da 4 mila voti: ritratto di Forcolin

VENEZIA. Il ragazzo del Piave divenuto onorevole e, dopo, uomo forte in Regione. Gianluca Forcolin, 51 anni, da ieri è un semplice iscritto alla Lega. Ragioniere diplomato alle scuole serali di San Donà, lavora per mantenersi gli studi nell’impresa edile dello zio. Studio, lavoro e... politica. Forcolin diventa leghista quando ancora porta i “calzoni corti”, giovane del basso Piave affascinato da Bossi. Nel 1993, 25enne, è in lista con la Lega per le comunali e subito diventa vice sindaco di Musile, a fianco dell’architetto Marcassa. Sono gli anni di Bossi e della prima Lega.
Caduta la giunta monocolore leghista, scatta il curioso e innaturale accordo con il Pd, in una delle prime giunte rossoverdi del territorio. Forcolin è ancora vice sindaco a fianco di Patrizio Pavan, ex Pci. Ma questa giunta non ha futuro e cade dopo i diktat dall’alto della Lega e dei democratici. Lui, così, si candida a sindaco con il centrodestra nel ’97. Ma la vittoria va al centrosinistra di Valter Menazza e l’ambizioso giovane del basso Piave esce momentaneamente di scena.
Forcolin torna nel 2007, candidato sindaco del centrodestra a Musile assieme a Forza Italia di Ivan Saccilotto. Viene eletto e, proprio con Saccilotto vicesindaco factotum, è libero di fare politica nel senso più ampio. Forcolin si candida alle Politiche del 2008 ed ecco il colpo di scena. Bossi punta sui sindaci e lui viene eletto come sesto deputato, grazie alle dimissioni strategiche del capolista Bossi. Saccilotto lo sostituisce alla guida del Comune di Musile.
L’impegno a Roma dura solo cinque anni. A fine legislatura, nel 2013, Forcolin non si scompone quando non viene riconfermato. Attende senza polemizzare, fedele alle decisioni del partito. È rieletto sindaco per la Lega con i centristi. Con lui Silvia Susanna, assessore al Bilancio, che poi diventerà sindaco quando lui andrà in Regione. Nel 2015, infatti, Forcolin si candida per le regionali e viene eletto con 4 mila voti, che gli permettono di diventare vice governatore del Veneto. Intanto, a Jesolo, soccombe l’ex sindaco Calzavara, pur preferito da Zaia, che lo avrebbe voluto in giunta. Si dice che sia stato l’onorevole Dozzo a indicare Forcolin come vice governatore, con deleghe pesanti come Bilancio, Patrimonio, Partecipazioni societarie. Un assessore un po’ ingombrante, inviso ai colleghi di giunta che lamentano la sua presenza soverchiante sulla stampa, a ogni inaugurazione o taglio del nastro.
I rapporti più difficili e complicati, comunque, sono proprio con Zaia in Regione e con Francesca Zaccariotto in Veneto Orientale. Con il governatore, Forcolin non è sempre in sintonia e per questo Zaia avrebbe puntato volentieri sul moderato Calzavara, ma la valanga di voti ottenuti di Forcolin lo costringono in qualche modo a sceglierlo al suo fianco. Da allora il presidente ha dovuto accettare manie di protagonismo e frequenti invasioni di campo, con altri assessori regionali stizziti. Fino all’ultima vicenda del bonus Inps.
Quanto a Francesca Zaccariotto, la dottoressa sindaca e “lady di ferro” di San Donà, ora assessore alla corte di Brugnaro a Venezia, male accettava ordini dal ragioner Forcolin. Lo ha sempre trattato con una certa sufficienza, in una sfida tra populisti in cui lei deve cedere le armi quando Forcolin da sindaco di Musile arriva a Roma e poi a Palazzo Balbi. Numerosi gli scontri a distanza, fino a quando lei passa armi e bagagli a Forza Italia (e ora a Fratelli d’Italia). E quando la Zaccariotto è coinvolta nella palude del processo Maritan, lui prende le distanze con freddezza, salvo poi vederla assolta. —
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