Degrado a Padova, il disastro del Ghetto

Tra le vie Madonnetta e Papafava, muri imbrattati e scritte volgari ovunque. Francesca: "Noi residenti sollecitiamo sempre interventi dei vigili". C'è chi si mette al "lavoro" prima di andare a scuola e chi entra in azione nel pomeriggio
PADOVA. A 200 metri dalla Auestura, nel cuore del Ghetto, alcune decine di studenti liceali figli di papà, esperti nell’abbinata coca-alcol, trascorrono interi pomeriggi in via Madonnetta imbrattando i muri delle case con scritte che vanno dal turpiloquio spinto al politichese di basso profilo, dai languidi lamenti amorosi alle esaltazioni orgiastiche dei «paradisi artificiali». In quel budello di viuzza nascosta al grande passaggio, nelle ultime settimane c’è stata la moltiplicazione dei murales, in un assemblamento cromatico da quinta teatrale a rappresentare il mefitico recesso di una strada malfamata da suburbio.


Perfino porte, finestre e garage sono unti di spray. E lo chiamano centro storico. Dagli slogan stampati sui muri si colgono i filosofemi esistenziali di questi luddisti perditempo che hanno preso le facciate di case e palazzi per un diario su cui scrivere le loro idiozie. «Più rum, meno rom»; «più maria, meno Gesù» è il proclama che spicca tra le centinaia di «geroglifici» sparsi per via Madonnetta. Qualcuno scherza con le sue miserie: «C’è chi spende miliardi per andare sulla luna, io con un “tiro” vado e torno».


I residenti tengono bocche cucite per paura di rappresaglie. «Abbiano più volte sollecitato l’intervento degli agenti municipali. Qualche volta arrivano, prendono visione del disastro e poi se ne vanno senza fare nulla» avverte Francesca. Più loquace Maurizio, custode di un’abitazione privata. «Gli autori di simili schifezze sono studenti muniti di spray. Alcuni si mettono all’opera prima di andare a scuola, altri arrivano qui dalle cinque del pomeriggio in poi. Sniffano, bevono, rompono bottiglie e disegnano sui muri a piacimento. E guai a chi osa ostacolarli». Via Madonnetta è solo la punta dell’iceberg. Al Ghetto di murales se ne contano a bizzeffe. In via Prati si trova stampata sui muri dei palazzi una Babele di messaggi la cui decifrazione diventa impossibile. L’unico comune denominatore è la mancanza di bon-ton. «Lega merda» è l’inelegante biglietto da visita all’inizio della strada.


Poi tanti riferimenti calcistici. Ma anche riferimenti ai dark krusaider (crociati) e a vicende sentimentali con botta e risposta che fanno sorridere. Come quello al 3 di via Papafava, «Con te mi sentivo vivere» scrive l’ignoto spasimante. «Ma io no», replica la destinataria di quella dichiarazione d’amore. Qui si è anche consumato un sacrilegio artistico-culturale oltre che religioso. Ignoti hanno imbrattato con spray nero la facciata della preziosa chiesetta dei Santonini, dove i frati della Compagnia della morte accompagnavano i condannati al patibolo in piazza Castello. Da queste parti di droga continua a girarne parecchia. «Narcos regna», avverte un messaggio stampato sui muri del civico 7.


Ma anche in via Marsala il tasso dei murales appare elevato. «Il primo amatore non dura mai tutta una vita ma la cambia per sempre», recita una scritta. E in via Dottori spicca il messaggio politico da lotta di classe: «Lo Stato ti sfrutta, liberati». Agghiacciante, da occhio per occhio, dente per dente, quello in rima di via Barbarigo: «Nazi al forno e le loro sporche madri per contorno». In via Bomporti alcuni imbianchini stanno togliendo delle scritte dai muri. Solo alcune: per coprirle tutte ci vorrebbero settimane di lavoro.


L’architetto Alberto Guizzardi, che abita in via Papafava, ha qualcosa da chiedere al vicesindaco Ivo Rossi: «Non mi sembra che questo imbrattamento indecoroso dei muri di case, chiese e negozi sia sinonimo di socializzazione. Ma lei, Rossi, in passato non si batteva per la tutela dell’ambiente? Venga a vedere cosa sta accadendo al Ghetto prima che arrivi un’altra volta il Tg1».


Giriamo e rigiriamo strada su strada. E scopriamo una chicca. Via Marsala 34, di fronte all’Ufficio territoriale della Prefettura e a due passi dall’abitazione del consigliere comunale del Pdl Stefano Grigoletto: all’interno della colonnina delle fibre ottiche numero 058 c’è una siringa con tracce di droga. Un ghetto. Di nome e di fatto.

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