"Devo andare dall'amante": le scuse più assurde e le denunce fioccate contro i "furbetti" del Coronavirus

PADOVA. Uscire di casa non si può, se non per ragioni di salute, lavoro o per fare la spesa. Ancora: si può andare a fare due passi ma solo in luoghi dove non ci sia altra gente. Invece, in questi primi giorni di applicazione del decreto sul Coronavirus, se ne sono sentite di tutti i colori: da chi era in giro “per andare a fare sesso con l’amante” a chi stava andando a comprare una damigiana di vino proprio a Vo’ Euganeo, incurante della “zona rossa” che chiudeva il piccolo comune sui Colli. Ecco una piccola antologia delle scuse più bizzarre che si sono sentite ai controlli delle forze dell’ordine e della protezione civile.

Un automobilista si ferma volontariamente al posto di blocco per chiedere un’informazione: «Posso andare a Vo’?» . «A far che?» , chiede l’agente. «Devo andare a prendere il vino!» . Niente da fare, invito all’inversione: il vino non è una necessità, anche se può essere buona compagnia nelle prossime tre settimane.
Non ha resistito alla tentazione di raggiungere un centro massaggi di San Donà di Piave per fare sesso tanto che, quando è stato fermato da una pattuglia della polizia locale, mentre passava per Roncade, lui l’ha ammesso candidamente: «Sto andando in un centro massaggi cinese di San Donà per fare sesso». L’autorizzazione per spostarsi con un giustificato motivo, da Rubano, in provincia di Padova, naturalmente non ce l’aveva. Per questo motivo un padovano di poco meno di 70 anni, G.N., è stato denunciato dalla polizia locale di Roncade per inosservanza dei provvedimenti dell'Autorità per aver violato le disposizioni previste dal decreto del presidente del Consiglio che vieta di uscire di casa se non per comprovati motivi di necessità. L’uomo, finito nei guai, è stato anche denunciato per aver guidato senza la patente che gli era stata revocata tempo fa. La sua automobile, una Fiat Punto, è stata sottoposta a fermo amministrativo.

Poco prima delle 11.30 ecco arrivare una Fiat Uno con a bordo il solo conducente. La macchina sta viaggiando in direzione di Meolo. A quel punto gli agenti della polizia municipale di Roncade fermano l’auto. Il conducente è un uomo di circa 70 anni. Alla richiesta degli agenti della motivazione per cui stesse violando l'obbligo di rimanere, senza alcun imbarazzo l'uomo dice di essere diretto in un centro massaggi di San Donà di Piave. La ragione? «Devo andarci a fare sesso», dice davanti agli agenti sbalorditi. La sua è una candida ammissione che lascia sbalorditi gli stessi agenti e li costringe a fare il loro dovere. Per questo motivo, gli chiedono i documenti per essere identificato e denunciato per inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità. Nel corso dell’identificazione scoprono, inoltre, che l’automobilista di Rubano è senza patente: qualche settimana fa gliel’avevano revocata. Così, il veicolo viene sottoposto a fermo amministrativo. Una giornata da dimenticare per il settantenne padovano. L’uomo termina la sua mattinata negli uffici della polizia locale di Roncade dove gli viene notificata la doppia denuncia per guida senza patente e inottemperanza alle disposizione delle autorità. Agli agenti della polizia locale fornisce il nome del suo legale di fiducia prima di lasciare il comando. A Roncade deve poi farsi venire a prendere da un parente. (Marco Filippi)
Un sinistro brindisi al coronavirus infarcito da offese e bestemmie, una sequela dei più beceri luoghi comuni e un insulto agli ammalati e a tutti coloro che da oltre venti giorni sono in prima linea nel combattere la diffusione e gli effetti letali del contagio. È davvero triste lo spettacolo inscenato da alcuni uomini, in preda all’alcol sotto al portico di un bar: parole e gesti immortalati in un video di 81 secondi che ha già fatto il giro delle chat in tutto il Veneto e forse oltre, suscitando l’indignazione generale.

La scena è stata girata fuori da un bar poco distante dal centro. Sotto al portico sul quale si affaccia il locale, chiuso da giorni come tutti, sono rimasti tavoli e sedie che vengono occupati dalla volgare comitiva, cinque o sei individui su 40-50 anni, alcuni dei quali ben riconoscibili in volto che, bicchiere di vino alla mano, sfidano apertamente il divieto di uscire di casa e creare assembramenti. «Il coronavirus a Casalserugo!», esclama in apertura uno di loro. «Mi so’veneto (bestemmia) e i veneti bevono alcol. Se qualcuno ha un problema venga a Casalserugo a bere con gli amici, altro che coronavirus». Poi, mentre uno si riempie un bicchiere: «Ecco l’antibiotico contro il virus». Quindi quello che sembra essere il più loquace della compagnia si scalda ed esterna il suo pensiero sulla gestione dell’emergenza: «Noi usciamo da casa a una certa ora perché, ricordatevi bene, il virus si sveglia alle 6 di sera e rompe i c... fino alle sei della mattina. Ma sarà in giro tutto il giorno no?», si chiede rivolgendo una sequela di insulti al presidente del Consiglio Conte e al vice di Maio, «comunista di m..., ebreo, mussulman, ebete, onto». E così via in crescendo che culmina con il saluto fascista e un «Viva Salvini e che l’Italia sia sempre con lui», intercalato dall’ennesima bestemmia con l’ovazione finale e la promessa di mettere tutto on line. E così è. Nel giro di poche ore il video ha già fatto il giro di numerose chat, a partire da quelle del paese. Lo intercetta anche il sindaco Matteo Cecchinato che passa tutto alla polizia locale dell’Unione Pratiarcati, per cercare di riconoscere e denunciare queste persone. «Si vedono bene in volto», spiega, «ma io non ne conosco nessuno. Non so se siano venuti da fuori ma quello che è veramente grave, più il fatto di aver infranto il divieto di uscire, sono le affermazioni ignobili nei confronti di tutti, a partire dagli ammalati e dagli operatori sanitari che stanno lottando senza sosta contro il virus. Sono indignato e furioso, mi auguro che nessuno la prenda per una goliardata o cerchi giustificazioni». (Nicola Stievano)
“Devo trovarmi con l’amante vicino allo stadio”. Oppure: “Il mio giardino ha immediato bisogno di terriccio”. Sono solo alcune delle giustificazioni che si sono sentiti dire i carabinieri durante i controlli in provincia di Venezia.

L'intervento in un bar dei militari di Favaro Veneto ha messo fine ad un allegro aperitivo di 9 clienti, tutti deferiti assieme al gestore. Stessa sorte toccata al titolare di un bar di Passarella di San Donà e a 7 avventori che stavano giocando a carte e ad un gestore di un bar di Santa Maria di Sala. Per tutti gli esercizi commerciali scattata anche l'immediata chiusura. Tra le tante motivazioni, una persona ha dichiarato che si era recato ad acquistare del terreno per il proprio giardino, mentre un altro uomo ha detto che aveva lasciato il Friuli per incontrarsi di nascosto con una donna nei pressi di un campo sportivo.

«Devo lavare l’auto» è la scusa che, domenica scorsa, è costata più denunce ai cittadini usciti di casa in spregio dal decreto governativo. Quattro sono i cittadini denunciati per questo motivo da parte dei carabinieri di Camposampiero. Domenica mattina i militari hanno pescato in flagranza quattro cittadini romeni nella stazione di servizio Vega di San Giorgio delle Pertiche. Si tratta di un 28enne e di un 53enne di San Giorgio delle Pertiche e di un 28enne e un 24enne di Camposampiero. Nell’autocertificazione sottoscritta al momento del controllo, il quartetto ha spiegato di essere lì per lavare l’automobile, circostanza che evidentemente non rappresenta una necessità. Stessa scusa è stata avanzata da un 41enne di Loreggia, fermato alla Tamoil del paese dai carabinieri Piombino Dese. Padre e figlio, invece, erano intenti a lavorare il loro trattore ad un autolavaggio automatico di Solesino: i militari della stazione locale li hanno denunciati anche perché i due – un giordano di 49 anni e il figlio di 24, residenti a Ferrara e commercianti – erano fuori dal loro territorio comunale senza giustificato motivo.
La mano pesante sui controlli per far rispettare il decreto anti coronavirus. A Venezia i carabinieri hanno sorpreso 10 giovani durante una festa all’interno del Gam Gam, noto ristorante diventato anche centro culturale, con tanto di musica e alcolici. I dieci, oltre ad essere sprovvisti della relativa documentazione, non sono stati in grado di fornire plausibili motivazioni per la riunione. Stavano festeggiando il Carnevale ebraico.

Stesso scenario poche ore dopo, a pochi metri da San Marco, dove i militari della Compagnia di Venezia hanno denunciato altri 10 personaggi, già noti alle forze dell’ordine, intenti a consumare alcolici per la via, incuranti delle disposizioni ministeriali. Gli stessi in preda ai fumi dell’alcol, oltre ad essersi rifiutati da prima di fornire le proprie generalità, erano sprovvisti delle relative autocertificazioni. Al Comando Provinciale dell’Arma, spiegano che i controlli in centro storico, come del resto in terraferma, con sempre maggiore frequenza. Dall’8 marzo a ieri sono stati eseguiti dalle varie forze di polizia e dalla polizia locale di Venezia un migliaio di controlli su strada e in centro storico. La polizia locale ha controllato una ventina di locali. Esclusi i denunciati del Gam Gam e gli altri dei carabinieri sono stati sanzionati altri otto cittadini. Deve essere chiaro che la battaglia contro il corona virus ha cambiato la vita di tutti. Non si può uscire e fare la solita passeggiata o andare al parco con i bambini se vengono rispettati determinati comportamenti. Il decreto dell’8 marzo dice che si può uscire solo per lavoro, salute o altre esigenze importanti. Se lo fai, perché è una questione di salute o perché vai a fare la spesa a piedi o perché vai dal medico a piedi, l‘importante è che non ti raggruppi con tante altre persone e autocertifichi il motivo. Gli anziani e gli immunodepressi invece devono stare il più possibile a casa. Per chi non rispetta queste regole le sanzioni sono pensati. Va dalla denuncia penale che poi si trasforma in sanzione e se si reagisce scatta l’arresto in maniera molto più facile del passato, Attenzione a non dare informazioni false nell’autocertificazione. In questo caso scatta la denuncia per falso. —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova