Domeniche al lavoro «Nessuna assunzione grazie alle aperture»
VENEZIA. Nessun vantaggio per i clienti, nessun ampliamento degli organici, costi in aumento per i negozianti. La Regione del Veneto, dopo un’analisi sulle aperture domenicali dei negozi, boccia quanto è stato deciso dal Governo con il decreto «Salva Italia».
Sono stati presentati i risultati di un’indagine conoscitiva sugli effetti della liberalizzazione delle aperture, che ha interessato un campione di oltre 1000 imprese del commercio appartenenti alla piccola, media e grande distribuzione e un campione di 800 consumatori. Si tratta della prima fase di un progetto condotto dalla Regione, in collaborazione con il Centro Studi di Unioncamere E i rappresentanti delle associazioni delle imprese del commercio, dei consumatori e dei sindacati. «I risultati rilevati» commenta l’assessore regionale al commercio Isi Coppola «confermano quanto buon senso ci avesse guidato nell’approvare la legge regionale in materia di orari e aperture domenicali. In essa era previsto l’ampliamento a 16 delle domeniche lavorative, la chiusura obbligatoria nelle festività del 1 gennaio, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno Pasqua e Natale e la promozione di iniziative di marketing territoriale concertate con la piccola, media e grande distribuzione, finalizzate alla valorizzazione del tessuto commerciale urbano».Dall’indagine emerge che: 1) circa il 70% della piccola, media e anche della grande distribuzione dichiara che le aperture domenicali avranno un impatto sui costi che aumenteranno e non saranno compensati dall’aumento delle vendite. I maggiori costi non assorbiti dall’organizzazione aziendale verranno riversati sui prezzi dei prodotti e quindi sui consumatori; 2) sotto il profilo occupazionale, la maggior parte delle imprese del commercio, compresa la grande distribuzione, ritiene di non procedere, per ora, con nuove assunzioni, e che fronteggerà le aperture domenicali rimodulando i turni e l’orario di lavoro della manodopera attuale (grande e media distribuzione) o aumentando l’orario di lavoro proprio e/o dei propri familiari (piccola distribuzione); 3) oltre il 75% dei consumatori preferisce avere massimo 2 domeniche di apertura al mese e secondo un calendario programmato e ben comunicato.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova