Il fondatore di Caritas don Giovanni Nervo verso la beatificazione

Avviata in Duomo a Padova la causa di beatificazione di don Giovanni Nervo, fondatore e primo presidente della Caritas. Il vescovo Cipolla ha aperto ufficialmente il processo diocesano riconoscendo la fama di santità del sacerdote

Marta Randon
Monsignor Giovanni Nervo, fondatore di Caritas
Monsignor Giovanni Nervo, fondatore di Caritas

Un rivoluzionario che cambiò la carità. Grazie al Servo di Dio don Giovanni Nervo la Chiesa convertì il concetto di ricevere in quello di dare. Per questo e per tante altre ragioni che vedremo sarà beato e poi santo.

Ne sono convinti il vescovo di Padova Claudio Cipolla, i rappresentanti della Caritas nazionale, della Fondazione Zancan e ogni singolo fedele riuniti ieri mattina in Duomo per la sessione ufficiale di apertura della causa di beatificazione del fondatore e presidente della Caritas. Il primo passo che porterà una mole di documenti sulla vita di don Nervo in Vaticano, sul tavolo del Dicastero della cause dei santi. Un percorso verso la beatificazione e canonizzazione lungo e tortuoso, costellato di ostacoli, controlli, commissioni, da Padova a Roma.

Il prete umile 

Don Nervo è stato un «umile prete della diocesi di Padova», nato il 13 dicembre 1918 a Casalpusterlengo e morto a Sarmeola quasi 95 anni dopo, che nella vita non si limitò a “fare del bene”, ma insegnò a pensare il bene, a strutturarlo, a renderlo evangelico e liberante. Fu un rivoluzionario. Ieri in Duomo, tutto parlava della sua creatività e visione. Un uomo del Concilio fautore di un cambio di mentalità radicale al quale non tutti i vescovi dell’epoca erano pronti. Anzi. Il vescovo Cipolla ha aperto la causa di beatificazione perché c’è una salda e solida fama di santità. Il “fumus sanctitatis”, così si chiama, che parte dal basso. In Cattedrale è stato presentato il tribunale diocesano e i componenti hanno giurato a voce e per iscritto «serietà e segretezza».

Oltre al Vescovo sono il delegato episcopale Tiziano Vanzetto, il promotore di giustizia mons. Antonio Oriente e il notaio Alessio Rossetto. Il cancelliere Sara Ruffato ha fatto da cerimoniere. Dovranno ascoltare i testimoni nelle varie udienze, mettere insieme i numerosi scritti raccolti sulla vita e le virtù di don Nervo. Il notaio autentificherà tutto. Oltre all’apertura del processo, l’altro incontro pubblico sarà la chiusura. «Comincia oggi ufficialmente il cammino e l’indagine sulla vita, le virtù e la fama di santità di don Nervo.

«La carità delle opere»

Come diceva don Tonino Bello “non sono così importanti le opere di carità, ma la carità delle opere”» ha detto il postulatore diacono Francesco Armenti che ha fatto richiesta dell’avvio della causa e che sarà aiutato dai vice Diego Cipriani, Tiziano Vecchiato e mons. Antonio Cecconi. Don Giovanni fu anticipatore di molte sensibilità di oggi, un creativo che intravedeva nuovi percorsi. «Mi ha convinto perché è un uomo vero e un prete vero che ha fondato la sua vita sulla relazione e l’intimità con Dio. Pregava molto. Tutta la sua vita è stata illuminata dalla carità, che ha illuminato tutta la Chiesa del suo tempo e che la illumina ancora oggi» ha continuato il postulatore. La sua figura è attualissima.

«Don Nervo ci può aiutare a capire meglio che cosa intendeva papa Francesco quando parlava di “chiesa povera per i poveri”, la sua è stata una testimonianza profetica della pace, “la pace disarmata e disarmante” di Papa Leone XIV”» ha continuato Armenti. Da ieri don Nervo è Servo di Dio, primo passo verso la santità voluto dalla Chiesa che deve valutare prove certe affinché sia venerabile, poi beato (con un primo miracolo), e santo (con il secondo miracolo). A processo diocesano concluso tutti gli atti saranno mandati a Roma, dove si redigerà la Positio, un volume che raccoglie ogni cosa: le testimonianze sulla fama di santità, ma anche il contesto storico, i documenti scritti. Tutto verrà catalogato scientificamente.

A Roma la decisione

A Roma i teologi daranno il loro giudizio: devono essere confermate le virtù teologali e cardinali. Mediamente passano 10 anni, ma ce ne potrebbero volere molti di più. Nel frattempo la fama di santità dovrebbe crescere. È necessario dimenticare la perfezione, la bontà a ogni costo. Ai santi di oggi la Chiesa perdona il caratteraccio, i nervosismi, le debolezze, le scivolate.

«Tutti, potenzialmente, possiamo diventare Santi» spiega suor Albarosa Ines Bassani, dorotea vicentina, prima consultrice storica donna delle cause dei santi in Vaticano. «I santi sono fatti per inquietare», diceva San Paolo.

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